New Music

Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

Tracce

... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

Storie

A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

Autori

Chi siamo

Cerca...

Archetipi antichi dentro brillanti fascinazioni di house industriale.

Non c’è bisogno di essere un vecchio raver che c’aveva visto giusto a metà anni ‘90 per percepire la penosa compiacenza di buona parte delle musica elettronica odierna. Sia chiaro, non sono certo stati un 4/4 o una cassa dritta ad ammazzarci, quanto piuttosto la perdita graduale di una qualunque voglia di scoperta, una lunga dormita sui comodi allori del prossimo “su le mani”. Il popolo ha parlato e – visto che le brioche costavano troppo e il pane ancor di più – gli abbiamo dato il copia/incolla, senza troppi rimorsi.

È un dato di fatto, non il lamento bacucco di qualche nostalgico di infinite nottate berlinesi o del senso di possibilità ad ampio spettro che aleggiava nell’eco di un’UK-techno di fine millennio, quando – per un certo periodo – sembrava aver codificato l’inesorabile avanzamento dell’electro trasversalmente agli altri generi musicali in una miriade di strutture ritmiche particolari.

Per farla breve, nessuno nega che la musica dance sia un sottoprodotto di un generico concetto di lifestyle, la colonna sonora di un intrattenimento. Ma questo non vuol dire che debba per forza essere stupida.

Lo sa bene Luigi Mastandrea – una laurea in filosofia e un diploma in conservatorio – producer pugliese trapiantato a Bologna, se guardiamo il certificato di residenza, ma ben oltre quel che resta della Cortina di Ferro o di una Manica pre-Brexit, in termini di beat & mood.

Una roba così poteva stare nel catalogo Warp e invece esce per Biodiversità Records. Visto il nome dell’etichetta fiorentina, probabilmente non un caso. Perché Bougainville è il digitale che chiude fuori l’analogico dalla porta mentre quello gli rientra dalla finestra e gli fa pure prendere uno spavento quando gli dà una pacca sul culo. La terra di nessuno – e quindi, per contro, di tutti – in cui si incontrano stilemi classici e idee futuribili con pezzi di industrial, house, hardcore e softcore. La parte Intelligent che torna protagonista dell’IDM.

È una nuova forma di vita floreale che corrode una cassetta techno. La pianta viva e vegeta che occupa l’esoscheletro solo apparentemente avvizzito di un panorama italiano che, al riguardo, ha da dire molto di più – e molto meglio – di tanti ben più noti troiai, buoni per gli aperitivi hipster.

Bougainville 

Vuoi continuare a leggere? Iscriviti, è gratis!

Vogliamo costruire una comunità di lettori appassionati di musica, e l’email è un buon mezzo per tenerci in contatto. Non ti preoccupare: non ne abuseremo nè la cederemo a terzi.

Nelle ultime 24 ore si sono iscritte 4 persone!