New Music

Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

Tracce

... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

Storie

A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Ma anche cosa facciamo, perchè lo facciamo, e tutto questo genere di cose.

L'idea dietro il progetto

Il progetto Humans vs Robots nasce a metà 2016 con un obiettivo: suggerire ogni giorno un brano da ascoltare tra quelli appena usciti.

Spotify, Deezer, Apple Music e compagnia streammante (perdonate il neologismo) hanno implementato nel tempo diverse soluzioni per consentire ai loro utenti di fare “music discovery”, ovvero di scoprire nuove tracce e nuovi artisti. Ma sono per lo più soluzioni basate su algoritmi che partono dalla cronologia di ascolti di ciascuno (e dai brani preferiti, e dagli artisti seguiti, etc). Il risultato sono suggerimenti di ascolto che piovono nella comfort zone di ognuno di noi: se amate Eminem e l’hip hop americano in generale, è piuttosto improbabile vi vengano suggeriti i Katatonia o i Kings of Convenience.

Intendiamoci: questo approccio ha assolutamente senso. La music discovery di Spotify e soci è un servizio tailor made, pienamente basato sui gusti del cliente finale: da questo punto di vista gli algoritmi delle piattaforme di streaming hanno realizzato il sogno di chiunque venda beni o servizi, che è quello di dare a ciascuno un prodotto finale a sua immagine e somiglianza, abbassando così il tasso di rifiuto.

Ma c’è un però – che è poi quello che ha messo in moto tutta la baracca. E il però è che si tratta di suggerimenti compiacenti, non sfidanti, e che di fatto filtrano la possibilità di scoprire musica e artisti appartenenti a un “altro giro” rispetto a quelli che siamo soliti frequentare. E per noi appassionati di musica (e che pure siamo abbonati felici di Spotify, Deezer, etc.), si tratta di un neo non da poco.

Ecco, il progetto Humans vs Robots (dove i Robots sono i ”famigerati” algoritmi spotifiani, e gli Humans, beh, siamo noi) nasce da queste considerazioni: dall’idea di proporre un modo diverso di fare music discovery, proponendo – e motivandolo, commentandolo – ogni giorno un brano che secondo noi vale la pena ascoltare, trasversalmente a generi e nicchie varie. Sperando di operare esattamente al contrario di come operano gli algoritmi di cui s’è detto, e cioè facendovi scoprire musica e artisti fuori dalla vostra bolla di ascolti abituale.

Un solo brano e non un disco, perché – parliamoci chiaro – lo streaming ci ha riportato indietro agli anni ’50, quando i singoli erano ben più importanti degli album. E un brano scelto tra le novità e non un classico del passato, perché per scoprire i classici ci sono (ancora) parecchi mezzi – e perché, da autentici appassionati di musica, ci piace rimanere aggiornati.

Le playlist

Dalla fine di aprile del 2016 ad oggi, ogni giorno che dio manda in terra (con eccezione di agosto, quando chiudiamo la baracca e andiamo in vacanza; d’altra parte siamo umani e non robot, vi pare?) suggeriamo un brano appena uscito, commentandolo. A questi si aggiungono i brani degli speciali e le bonus track che pubblichiamo a fine anno e il risultato è che HVSR ha un database di diverse centinaia di brani (in crescita) che, tutti insieme, fotografano il meglio delle uscite dal 2016 ad oggi.

Tutto questo po’ po’ di roba è organizzato per playlist.

Abbiamo dedicato un sacco di sforzi nel consentire una buona esperienza di ascolto delle playlist, sia da mobile che su desktop. Per questo se mettete in riproduzione un brano potete continuare ad ascoltarlo continuando a navigare il sito (si chiama continuous playing). Un po’ come fa anche Pitchfork, però noi lo facciamo meglio (no, seriamente!): provare per credere.

I longform

I “lunghi” sono arrivati su HVSR un paio di anni dopo. Da un punto di vista estetico, ci piaceva l’idea di affiancare alla sezione fatta di recensioni brevi di singoli brani appena usciti, una sezione al contrario basata su articoli lunghi, per lo più dedicata a dischi e fenomeni del passato. In fondo siamo appassionati di musica – l’abbiamo già detto – e ci piace sentire le novità almeno quanto ci piace conoscere la musica in una prospettiva storica.

E poi c’è anche un’altra ragione: molti di noi – gli umani dietro questo progetto – in definitiva veniamo da lì, da quel genere di contenuti. Una fetta rilevante di chi scrive su HVSR è o è stato un giornalista musicale, su riviste o su magazine on line, spesso con uno o più libri all’attivo. In questo senso la scelta di avere una sezione dedicata ai longform è stata piuttosto naturale.

Qualche regola

Di progetti editoriali dedicati alla musica ce ne sono tantissimi. Non abbiamo la pretesa di rappresentare qualcosa di mostruosamente diverso, però ci siamo dati qualche regola per “fare la nostra cosa nella nostra casa” (parafrasando Frankie).

  • C’è un metodo piuttosto usato da chi fa indagini di mercato: chiedere se si consiglierebbe a un amico quel dato servizio, quel certo prodotto, quella specifica marca. Consigliare qualcosa a qualcuno richiede di metterci la faccia: di solito si consiglia solo quello di cui si è veramente convinti. Ecco, tutti i brani di cui scriviamo qui sono quelli che consiglieremmo a un amico.

  • La qualità è importante, e non parliamo solo della musica, ma anche di quello che scriviamo. Siamo attenti alla forma, all’italiano, agli errori di battitura. Che possono scappare, certo, ma ci stiamo attenti. Abbiamo una persona in staff che è dedicata a rileggere tutto quello che viene scritto, e correggerlo e rivederlo perché venga fuori nel modo migliore possibile.

  • La qualità è importante, e si paga. Tutte le collaborazioni su HVSR sono pagate. Poco, perché siamo piccolini, ma sono pagate.

  • Non abbiamo pubblicità. Essenzialmente perché rende poco, e per quei quattro spicci non vale la pena rendere confusionario il sito e difficile la navigazione.

E infine, ecco gli Umani

Francesco Eandi

Francesco Eandi

Chitarrista da falò sulla spiaggia, fomentatore di progetti editoriali che ambiscono al mainstream ma si attestano sull’underground andante (ma sempre con brio), dopo l’epoca d’oro (?) delle webzine (Kronic) ha collaborato con JAM, Rockerilla, GQ, Editori Riuniti (per cui ha scritto anche un libro, naturalmente ora fuori catalogo) e una mezza dozzina di altre realtà. Dopo aver intervistato Dave Gahan, aveva deciso che con la musica andava bene così. E invece. Su HVSR si occupa di quello di cui non si occupano tutti gli altri.

Simone Fiorucci

Simone Fiorucci

Rinnega una carriera riconosciuta di apritore seriale di blog (e di parentesi) sostenendo (a sua parziale discolpa) che si è sempre ricordato di chiuderle tutte. Sia le parentesi che i blog, ci tiene a precisare. Scrive (soprattutto di musica) quando ha tempo, e ormai lo fa da un bel po’ di tempo, anche se, fino a poco tempo fa, nessuno aveva mai avuto il piacere di leggerlo, almeno finché quelli de L’Indiependente non gli hanno chiesto due righe di commento a un concerto di Eddie Vedder e si son ritrovati con 15K battute. Caporedattore di HVSR, si occupa prevalentemente di indie (anche se non ha ancora ben capito cosa significhi) e di un certo tipo di elettronica contaminata (comunque il più indie possibile anche quella).

Davide Mana

Davide Mana

Laureato in Paleontologia e dottore di ricerca in Geologia, in passato è stato insegnante, ricercatore, conferenziere, venditore di auto usate, interprete, spaventapasseri, riparatore di biciclette. Da alcuni anni lavora come autore, divulgatore, traduttore e creatore di giochi. Qui tutta la sua (notevole) produzione acquistabile su Amazon.

Francesco Ceccamea

Francesco Ceccamea

Giornalista freelance, saggista, romanziere. Nel 2008, con “Silenzi Vietati” (Avagliano Editore) è diventato un caso letterario sia nazionale che all’interno delle caserme dei carabinieri della provincia di Viterbo. Ha scritto i testi di Heavy Bone e la storia del rock a fumetti (NPE) e i saggi “Shocking Metal” e “Fatal Report” per Crac Editore e “Malnàtt, il mondo deve sapere” via MalEdizioni. Dal 2012 porta avanti Sdangher.com, un blog collettivo su equinità, metallo e perversioni di tendenza. Ha collaborato con Classic Rock, Splatter Magazine, Metal Hammer, Nocturno e Classix Metal. Ha deciso di chiudere all’agonizzante mondo delle riviste cartacee ma può ripensarci da un momento all’altro.

Morgana Citi

Morgana Citi

Correttrice di bozze, redattrice e Grammar Nazi per passione, in HvsR è la donna nell’ombra che si destreggia tra refusi, frasi troppo contorte e link che non funzionano. Si ritiene fortunata perché, mentre lima le frasi, conosce nuovi gruppi e migliora la sua conoscenza musicale. Nel resto del tempo lavora come freelance, occupandosi principalmente di libri.

Giancarlo Turra

Giancarlo Turra

Nato sotto il segno dei Pesci nell’anno in cui si sciolsero i Beatles, è riservato, iperattivo e vegetariano. Di formazione culturale umanistica, si applica con estremo rigore, british humour e labirintica ironia alle sue passioni. Ha scritto di musica per le riviste Il Mucchio e Extra e per le webzine Sentireascoltare e Sodapop. Per la rivista “Classic Rock” ha contribuito a un fascicolo monografico sui Cure, uscito successivamente anche in formato libro, con il titolo “The Cure-tutti gli album” per l’editore Castello; per la Giunti, ha contribuito ai volumi “Rock: 1000 dischi fondamentali” e “Rock: 1000 dischi fondamentali più cento dischi di culto”. Nel 2016 ha creato il blog Turrefazioni e dal 2012 è DJ in locali di Brescia e provincia.

Luca Villa

Luca Villa

S’innamora perdutamente della musica dopo aver visto i Pink Floyd dal vivo nel 1994 e passa gli anni novanta tra mixtape e negozi di dischi. Approda sul web nel 2001 e visti i tempi biblici per scaricare un mp3 con un 56k crea www.pearljamonline.it, website dedicato ai Pearl Jam. Non pago scrive Pearl Jam Evolution, dove, si mormora, si possano trovare i segreti dietro alle più oscure canzoni del gruppo di Seattle. Collabora con Rockol, Rolling Stone e Barracuda Style e continua imperterrito a tentare di trovare “belle melodie che dicono cose terribili”.

Max Zarucchi

Max Zarucchi

Ha registrato, letto, suonato, messo dischi, organizzato e visto concerti guidando come un demone da stazione a stazione. Ha ballato di architettura su Erba Della Strega. Vive in un villaggio di montagna raggiungibile solo a piedi. Marlboro e vodka. Il 90% della sua vita ruota intorno alla musica. Il restante 10% a trovare un bar. Nel tempo libero fa l’operaio metalmeccanico, per non tralasciare il Blixa che è in lui. Si veste di nero per abitudine e comodità ascoltando statico rumore bianco. Disprezza i turisti della musica. Brucia dall’interno, ama il suo ipercubo ed il suo piccolo libro nero. Ahis Zyxur Li Peru Resh.

Fabio Mancini

Fabio Mancini

Nella vita fa il musicista, per strada e nei pub, celandosi sotto il temibile nome di The Lefthander. Scrive pure narrativa, ma solo di recente ha smesso di tenersela per sé. Animale bizzarro, di tendenza si aggira nella notte romana confermando la banalità del legame fra musica, scrittura e alcol. Ha due missioni nella vita: correggere tutte le attribuzioni a Bukowski di frasi melense che mai avrebbe scritto, e strappare la misantropia agli hipster restituendole dignità. Per HVSR solitamente si occupa di scovare tutti quegli artisti e artistini anche solo vagamente riconducibili alla parola folk, ma spazia senza troppi sensi di colpa.

Davide Romagnoli

Davide Romagnoli

Ha impiegato il suo tempo -un tempo pure retribuito (postilla sociale necessaria)- come docente e critico di letteratura italiana e come redattore di musica post-metal, sludge, stoner, sperimentale e roba pesante (Metal Hammer/Metalitalia). Oltre alla passione/condanna per la musica (che intanto è diventata - quasi - a 360 gradi) scrive saggi e articoli di letteratura, poesie, sceneggiature, saggi sul cinema e articoli miscellanei: alcuni editi, in uscita prossima e altri che resteranno nascosti in computer che ora son guasti. Giusto perché non si campa di sole speranze e tutto è solo grande blend. Un po’ come i migliori whisky, occupanti altra gran parte delle ore autunnali notturne, insieme ai Godspeed You! Black Emperor, i film di Renato Pozzetto e le poesie di Franco Loi.

Eddy Cilìa

Eddy Cilìa

Ho cominciato ventunenne a occuparmi professionalmente di musica. Dal febbraio 1983 al settembre 1988 ho scritto per il mensile Il Mucchio Selvaggio, abbandonato per fondare, con altri, Velvet, di cui sono stato redattore dall’ottobre del 1988 alla chiusura, nel giugno 1992. Negli anni ’90 ho collaborato ai mensili Dance Music Magazine, Dynamo!, Rumore e Tank Girl e ai bimestrali Satisfaction, Extreme Pulp, Trance e Bassa Fedeltà. Fra il 2009 e il 2011 miei scritti sono apparsi sul trimestrale Mondomix. Dal 1996 al 1998 sono stato fra le voci della torinese Radio Flash, dal ’99 al 2004 direttore responsabile del sito dinamotorino.it, dal 2006 al 2011 consulente di Radio 3 Rai. Rientrato nel novembre 1999 all’allora settimanale Il Mucchio, di cui ho continuato a essere uno dei consulenti alla redazione anche dopo il ritorno alla periodicità mensile, l’ho lasciato definitivamente nel dicembre 2012. Avevo poco prima dato le dimissioni anche dal semestrale (in origine trimestrale) Extra, di cui ero redattore sin dal primo numero, datato primavera 2001.

Per Arcana ho curato tre volumi della collana “Manuali Rock”, dedicati a Eric Clapton, R.E.M. e Velvet Underground. Per Giunti ho pubblicato tre libri nella collana “Compact Rock” su Cure, R.E.M. e Bruce Springsteen, un saggio sul grunge e uno su soul e rhythm’n’blues nella serie “Atlanti Universali”, la biografia degli Smashing Pumpkins Il mondo è un vampiro e (in collaborazione con Stefano I. Bianchi) Post Rock e oltre. Sempre per Giunti ho cofirmato con Federico Guglielmi nel 2002 Rock – I 500 dischi fondamentali, nel 2012 Rock – 1000 dischi fondamentali e nel 2019 Rock – 1000 dischi fondamentali più cento dischi di culto. In precedenza avevo contribuito al secondo e terzo volume della Enciclopedia Rock e a 1969: da Abbey Road a Woodstock. Per Tuttle ho dato alle stampe nel 2007 Scritti nell’anima, antologia di articoli sui protagonisti della storia del soul, del blues e del jazz. Per Minimum Fax ho curato nel 2015 la raccolta di interviste Neil Young – Come un uragano. Nella collana “Soul Books” di Vololibero ho pubblicato nel 2017 James Brown – Nero e fiero!.

Scrivo dal 1996 per il mensile Audio Review e dal 1997 per Blow Up, collaborazione quest’ultima partita con il numero zero della rivista. Dal giugno 2020 ho iniziato a rieditare in volume parte dei miei archivi. La prima antologia prende il titolo dal mio blog e si chiama pertanto Venerato maestro oppure e raccoglie ottantatré articoli di breve/media lunghezza pubblicati in origine fra il 1994 e il 2015 su vari periodici. La seconda, Extraordinaire 1 – Di musiche e vite fuori dal comune, mette in fila sedici lunghe monografie uscite fra il 2001 e il 2017 sul trimestrale/semestrale Extra e sul mensile Blow Up. La terza , Super Bad! – Storie di soul, blues, jazz e hip hop, è una ristampa considerevolmente ampliata (novantasei articoli, ben trenta in più) dell’ormai da lungi fuori catalogo Scritti nell’anima.

Andrea Pazienza

Andrea Pazienza

Nerd musicofilo allo stadio terminale vive tra Milano, Modena e Torino a seconda del calendario dei concerti. Pendolare nella vita e nell’anima, passa le giornate ad ascoltare musica in ufficio per poi tornare finalmente a casa a documentarsi su cosa ascoltare il giorno dopo. Nel resto del tempo libero – che praticamente non ha – suona male la chitarra, accumula libri di critica musicale, guarda film e serie tv in base alla colonna sonora e riflette su come funziona il mondo, con il risultato finale di avere ancora più domande di prima. In sostanza, tenta sempre e disperatamente di decodificare la vita e tutte le altre forme artistiche attraverso il filtro della musica. Prima di andare a dormire accarezza i dischi per sicurezza. La sua. Scrive per passione. Ha collaborato e collabora con svariate riviste musicali e culturali, tra cui Rockon, Onstage, Auralcrave, Ondamusicale, Cinematographe, La Scimmia Pensa, Link Idee Per la TV, Artribune, Limina e Billboard Italia.

Giuseppe Rapisarda

Giuseppe Rapisarda

Avvocato e appassionato da sempre di musica, è nato a Catania lo stesso anno di On The Beach di Neil Young, non a caso uno dei suoi dischi del cuore. Sa essere pragmatico anche se spesso ama rifugiarsi idealmente nella terra di frontiera cantata da Johnny Cash, in cui cercare l’umanità descritta nei romanzi di Richard Ford.

Fabrizio Siliquini

Fabrizio Siliquini

La musica lo ha sempre accompagnato come una passione irrinunciabile, occupando tutti gli spazi possibili tra famiglia e professione, tra ascolto e ricerca ossessiva di nuove forme di espressione musicale. Collabora da alcuni anni con IndieForBunnies per i quali ha scritto recensioni, serie a puntate sul punk nel mondo e sulla fine delle grandi band e intervistato importanti nomi della musica tra i quali Matt Johnson, Gaz Coombes e Mike Joyce.

Lucrezia Lauteri

Lucrezia Lauteri

Fa cose, vede gente, scrive di musica e qualche volta anche di cinema, mentre cerca in tutto questo di laurearsi. Romana, ossessionata dalle biografie di artisti e band, ha recuperato tutte le puntate di Top of the Pops dagli anni Settanta in poi. Consumatrice seriale di horror, polizieschi e film di Visconti, si chiede ancora come mai la gente la ritenga più affidabile in questioni riguardanti la musica piuttosto che per i suoi gusti cinematografici. Collabora per Rockit da alcuni anni ma scrive anche per altre testate, come Indie-Zone.

Giampiero Pelusi

Giampiero Pelusi

Cresce nelle impervie lande abruzzesi coltivando una smisurata passione per la musica e il conseguente odio per il reggaeton e affini. Ingegnere mancato, chitarrista mancato, trova nella scrittura uno dei pochi pregi da poter vantare durante i pranzi di famiglia, nel corso dei quali puntualmente nessuno capisce di cosa si occupa. Parte dal metal per poi avvicinarsi all’hip-hop, all’elettronica e all’alternative rock, fino a venerare qualsiasi cosa si muova tramite note, ritmi, pulsioni. Introverso, stranamente logorroico davanti a un litro di birra e nel bel mezzo di un’animata discussione sui suoi adorati Radiohead, inizia a scrivere durante la pandemia (e continua a farlo) per SpazioRock, per poi approdare sul campo di battaglia di HvsR, pronto a sfoggiare la sua infinita cartucciera di pezzi malinconici, capaci di rovinare anche le migliori feste di compleanno.

Fabio Piccolino

Fabio Piccolino

Giornalista e appassionato di musica, si occupa di comunicazione nell’ambito del non-profit. Dal 2008 lavora nell’ufficio comunicazione di Auser Nazionale, dal 2011 collabora con Giornale Radio Sociale, di cui è conduttore e capo-redattore degli esteri. Ha avuto alcune esperienze in radio (su FM e web), collaborato con alcune testate online e ideato progetti legati alla promozione e alla condivisione della musica. Dal 2018 scrive di musica italiana per Rockit. Nel 2022 ha pubblicato il libro Colle der Fomento – Solo Amore, edito da Minimum Fax.

Vasco Viviani

Vasco Viviani

Mano svizzera prestata alle testate italiane, cresce con la consapevolezza di non riuscire a suonare nessuno strumento musicale (nonostante i passati fasti tentati con la sepolcral dance dei Nufenen) cercando comunque di rimanere aggrappato all’ambito sperando nell’osmosi. Amante musicale trasversale, dalla A di Ant Lion alla Z di Zu, lo trovate anche sulle pagine di Sodapop e The New Noise. Legge molto, ma ogni volta che finisce un libro riprende a scrivere.

Martino Fiumi

Martino Fiumi

Nato a Imola ai primi rintocchi del nuovo millennio, è laureato in filosofia a Bologna e scrive di musica per Rockit, oltre che per HvsR. Un tempo bassista, più recentemente batterista, da sempre chitarrista intorno ai falò, ha trovato da poco la strada per far incontrare musica e scrittura. Dicono di averlo visto spendere il suo tempo libero con un fazzolettone al collo in testa a una fila di bambini vestiti da cretini.

Nel tempo, hanno inoltre scritto su queste pagine anche:

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