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Depeche Mode: Zenstation (Exciter, 2001)
Ora penso ad un gioco di parole con gli U2

Depeche Mode
Zenstation (Exciter, 2001)

Green is the colour.

Su quattro singoli estratti da Exciter, tre contengono la parola Amore nel titolo. Desiderato, mancante, vissuto, sofferto. Aggettivi che ben si addicono anche ad una piccola gemma nascosta che di testo non ne ha.

Ai tempi in cui l’uscita di un singolo faceva correre al negozio per placare la curiosità del “chissà che altre canzoni nuove ci sono”, capitava anche che queste figlie di nessuno fossero migliori del brano di punta. È il caso di Zenstation, relegata discograficamente in secondo piano rispetto alla melensa e banalotta Freelove di cui era la b-side del mini CD, una scelta sicuramente azzeccata per l’airplay ma totalmente in antitesi rispetto ad ogni gusto critico.

Oscillando tra oriente ed occidente, il loop circolare del brano si prende il tempo necessario per aggiungere strati di samples sempre più sornioni ed affascinanti nel loro essere caldi e puliti. Un gioco di voci figlio degli anni settanta con i fiori nei capelli e una canna in bocca è la mandorla salata nel dolce appena morso, quel qualcosa che non ci si aspetta ma che amplifica i sapori di tutti gli altri ingredienti. Il gioco sembra aver preso una piega rilassata… e invece no: l’entrata in scena di pattern elettronici asincroni mantiene alta la tensione, e rende il tutto ancor più interessante e godibile.

L’equilibrio stilistico, sospeso tra silenzi e giochi di sottrazione, si muove qui su vette altissime in un aria rarefatta eppur densa di profumi. Mille sfumature di verde come l’Agave che fa bella mostra di sé sulla cover di Exciter, che - come Zenstation - dietro alla sua calma apparente nasconde il calore della tequila che ne deriverà. Insieme alla sorella Easy Tiger, una delle migliori composizioni di Martin Gore nel suo “periodo verde”.

Depeche Mode 

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