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Depeche Mode: Speak To Me (Memento Mori, 2023)
Due meno uno

Depeche Mode
Speak To Me (Memento Mori, 2023)

L’ospite desiderata.

Da Capriolo, Brescia, a Londra. Questo in brevissimo il percorso geografico. Quello artistico invece nasce dalla consolle del Centro Sociale Magazzino 47 e finisce (per ora) nei suoi studi londinesi. Sul curriculum gente come Garbage, Liars, Bloc Party, Black Midi, Bjork.

Marta Salogni non ha mai smesso di andare avanti a testa bassa per la sua strada, e se da una parte l’essere co-produttrice dell’ultimo album dei Depeche Mode è sicuramente una soddisfazione, dall’altra non è un punto di arrivo bensì una tappa che, dato il talento, ne anticiperà altre. La sua mano è forte su Memento Mori, ma è nel brano di chiusura che Marta lascia letteralmente il segno: suoi i crediti del pezzo affiancati a quelli di Dave. Speak To Me potrebbe per questo sembrare atipica, ma (con buona pace di Martin) risulta invero il pezzo più rappresentativo del lotto: quattro minuti e mezzo di droni solo all’apparenza romantici che si prendono tutto il tempo necessario per crescere, allargarsi, prendere spessore fino alla disintegrazione finale. Su tutto questo, la voce calma di Gahan che canta soavemente di redenzione chiedendo perdono, salvezza e fiducia, ma con il nero di fondo che sta sempre in agguato (siamo pur sempre sdraiati -probabilmente non in forma smagliante- sulle mattonelle del bagno). Un brano cinematograficamente evocativo, pregno, caldo, vivido. Una chiusura eccellente per un disco che stupisce non poco, al netto dei soliti detrattori da tastiera.

Nonostante la gioventù sia ormai lontana, i Depeche Mode continuano a fare album (evitando inutili e sterili paragoni con il passato) con uno spessore artistico di rilievo. Perché Memento Mori non è “migliore di” o “peggiore di”: è semplicemente la cosa -appunto- migliore che ci si potesse oggettivamente aspettare dai due nel 2023. Giù il cappello.

Depeche Mode 

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