The labour way is the better way.
A discapito del fatto che per Poorman non solo non è mai stato realizzato un video ufficiale, ma non è nemmeno mai stata suonata dal vivo - nemmeno nel tour dedicato alla promozione dello stesso Spirit, in cui compare verso il fondo della tracklist - ebbene, Poorman è decisamente una traccia da riscoprire. Blues ed elettronica che vanno a braccetto, i suoni sincopati che rimbalzano tra cassa destra e cassa sinistra, il riff asciutto della chitarra di Martin Gore, la drum machine che si intensifica verso il finale.
Se Spirit è un disco che ribadisce dove batte il cuore della band sui temi sociali (a scanso di equivoci: a sinistra), Poorman è quasi una dichiarazione programmatica di… politica tributaria: il ritornello recita “Corporations get the breaks / Keeping almost everything they make / Tell us just how long it’s going to take / For it to trickle down / When will it trickle down”. Ovvero: “Le grandi aziende hanno tutte le fortune / trattengono quasi tutto quello che fanno / dicci quanto ci vuole / perchè se ne sentano i benefici / quando se ne sentiranno i benefici” (Ai più attenti non sfuggirà l’appropriatezza del verbo usato: la trickle down economy è quella teoria per cui agevolazioni fiscali ad aziende e ceti sociali più abbienti si tradurrebbero “inevitabilmente” in benefici a cascata per tutti gli altri).
D’altra parte brani come Poorman sono nati anche per reazione al contesto politico esistente durante la stesura e la registrazione dei pezzi. “Abbiamo registrato Spirit durante la campagna presidenziale del 2016. Stavamo registrando quando la Brexit stava succedendo”, dice sempre Martin Gore, questa volta a Billboard. Trump da una parte dell’oceano, la Brexit di BoJo dall’altra: non si poteva pretendere molto altro da una band operaia nata a Basildon, Essex, tra gli stabilimenti Ford e le torrefazioni industriali di ieri, e il gigantesco centro di smistamento di Amazon di oggi.
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