Quando ti viene la scimmia.
Memento Mori è un buon disco? Presto per dirlo: il mio coinvolgimento emotivo rispetto a tutto quello che riguarda i Depeche Mode è tale che non riesco a sbilanciarmi: devo ascoltare e riascoltare, e poi aspettare, lasciare sedimentare e vedere cosa ho assorbito, qual è il precipitato. Tradotto: ci vuole tempo. Dubito, come ha detto lo stesso Dave Gahan, che Ghost Again diventi importante per il gruppo quanto un’altra Enjoy the Silence. Non credo, come sembra suggerire il NME, che Before We Drown sostituirà Never Let Me Down Again quando in sede live si tratterà di far venire giù i palazzetti. Ma si sa - l’ultimo disco è sempre il migliore, se nei sei parte in causa; e quanto al NME, ha smesso di essere rilevante molto tempo fa.
Credo che invece si possa dire fin da subito che Caroline’s Monkey rappresenti davvero qualcosa di inusuale per i Depeche Mode, e già solo per questo vale la pena parlarne. Perchè è un ottimo pezzo, ma non sembra nemmeno un pezzo dei Depeche. E’ molto cantautorale - ma non nel senso a cui siamo abituati, con Martin Gore solo-voce-e-piano alla Somebody o alla Question Of Lust. In un senso diverso. Differenza non da poco: non è una canzone d’amore, ma di droga (confermato dallo stesso Gore, recentemente). Qui le liriche non suggeriscono, non alludono: raccontano una storia e lo fanno in modo esplicito. “Avere la scimmia”: si dice anche in italiano parlando di tossicodipendenza. E soprattutto qui c’è tanto testo, tante parole: la musica è un mero supporto. Al contrario, i Depeche Mode ci hanno abituato che sono i suoni (…dell’Universo) l’elemento portante della magia.
Pitchfork accenna a Caroline’s Monkey citando Nick Cave (“[a] mid-album Nick Cave-and-a-drum-machine fever dream”): non è del tutto sbagliato, questo è il genere di canzoni maledette in cui il Nostro eccelle. Ma nelle quali anche Richard Butler non se la cava male. Sì, quel Richard Butler, ex Psychedelic Furs, che insieme a Martin Gore ha scritto un buon terzo delle canzoni di Memento Mori. Lecito pensare che qui ci sia soprattutto la mano di Butler, allora. Il risultato è pregevole, anche se rimarrà probabilmente un episodio marginale nell’economia del gruppo: la musica non è così interessante, l’abbiamo detto, nè il brano offre il destro a Dave Gahan per sfoggiare il suo cantato pieno di groove con cui tenere a galla anche i pezzi più scialbi. Eppure, ha un qualcosa che…
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