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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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...Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Depeche Mode: the best of the rest

Dopo il periodo d'oro, Dave Gahan e soci hanno fatto anche cose buone: da Exciter a Memento Mori, il meglio dei Depeche Mode nel nuovo millennio.

Direttamente dalle photo-session di Exciter (2001): Martin Gore, Andrew Fletcher, Dave Gahan.

Vale per le persone, le organizzazioni, gli imperi, e non sfuggono a questa legge universale nemmeno gli artisti. C’è una curva che disegna l’esistenza di tutto e di tutti: parte in sordina, si alza fino a quando il talento, le capacità, e spesso il caso decidono che va bene, e poi, in maniera più o meno repentina, la curva declina, gettandosi verso la grande spianata delle ascisse.

La gaussiana dei Depeche Mode però è particolare: ha raggiunto un picco insolitamente alto e l’ha mantenuto per un tempo insolitamente lungo, nonostante una quantità di eventi avversi ciascuno dei quali in grado di stroncare carriere: membri fondamentali che abbandonano il gruppo (prima Vince Clark, poi Alan Wilder), dipendenze da alcool e droga (Martin Gore e Dave Gahan, che quasi ci lascia le penne), dispute su chi deve contribuire al songwriting (Dave Gahan vuole firmare almeno tre brani per disco, da Playing the Angel in avanti), e poi divorzi e vicissitudini personali varie. Il tutto fino alla morte di Andrew Fletcher nel 2022: membro fondatore, ma soprattutto il fratello maggiore in grado di smussare gli spigoli degli egocentrismi dei suoi compagni, ricucendo rapporti sfilacciati e mettendo in bolla relazioni incrinate.

Nonostante tutto questo, il periodo d’oro dei Depeche Mode è durato molto a lungo: oltre un decennio. Gli album che vanno dal 1983 (Constuction Time Again) al 1993 (Songs of Faith and Devotion) sono stati niente meno che magistrali - per creatività del songwriting, per le sonorità in continua evoluzione, per la capacità visionaria di tracciare una strada, o indovinarla, prima di altri. Lo stesso Ultra, uscito nel 1997, appartiene ancora al periodo magico: forse non al livello dei precedenti, ma è un disco in grado di suonare decisamente contemporaneo, e denso di brani notevoli.

Ma la produzione che segue, e che appartiene al nuovo millennio, ha un registro diverso. Martin Gore continua ad essere un autore di incredibile talento, e lo stesso Gahan anche come autore fa la sua figura, mentre come cantante addirittura migliora. Ma l’assenza del cesello sonoro di Alan Wilder si sente, nonostante l’alternarsi di produttori di grido (Tim Simenon, Mark Bell, Ben Hillier, James Ford), l’ispirazione sembra essere più rarefatta, viene meno la continuità. In ogni disco uscito dopo il 2001 ci sono grandi pezzi, gemme più o meno nascoste, ma anche un certo numero di filler; a volte un numero eccessivo di filler. E da ogni altro punto di vista, una certa tendenza a… ripetersi. Tutto questo può sembrare ingeneroso, ma in realtà è perfettamente naturale. E’ la dinamica di ogni curva: crescere, raggiungere un apice, discendere.

Quello che qui abbiamo cercato di fare è allora riprendere in mano tutta la produzione della band dopo Ultra (1997) e fino al più recente Memento Mori (uscito lo scorso 24 marzo), e cavarne fuori una manciata di tracce in cui ancora “scorre potente la forza”, per dirla alla maniera Jedi; quelle in cui ancora si scorge, e si sente, la magia di una band unica, che ha detto e ha dato così tanto superando i generi e le generazioni, e influenzando a sua volta centinaia di band.

Come in ogni selezione, ci siamo dati un limite (20 tracce), ma il criterio l’abbiamo mantenuto completamente soggettivo: troverete singoli finiti in classifica come b-side sconosciute ai più. Ma non poteva andare diversamente: questa è una playlist fatta più con le viscere che con la testa.

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