L’importanza dell’identità nei generi.
Il pane è uno degli alimenti cucinati più antichi e conosciuti nel mondo. E per ognuno significa la stessa cosa. Eppure non solo ogni continente, ma addirittura ogni Stato (e ancor più nello specifico ogni regione dello stesso) ne sforna tipologie diverse tra loro. La base rimane quella, ma il sapore, il profumo, la consistenza cambiano.
Sono le sfumature che rendono interessanti i punti fermi, anche in musica.
La scena coldwave francese ha sempre avuto un pregio, non si sa se per caso o per attitudine: nonostante moltissime cose fossero derivative, difficilmente si era di fronte a dei veri e propri cloni e comunque sia la qualità delle uscite, anche quelle veramente minori, era sempre medio-alta. Ogni cosa, ogni influenza veniva (ehm) “francesizzata”, resa personale e dunque unica. Colpa/merito dell’accento? Della sensibilità artistica? Di certo è difficile sbagliarsi al riguardo.
Non si sottraggono a questo le due ragazze che formano le Vertèbre, da segnalare come una delle uscite d’oltralpe più piacevoli di quest’anno, perlomeno in ambito dark e derivati.
Di base a Rennes, le Nostre con I Can’t You Can mettono sul piatto un brano darkwave dalle matrici classiche, ballabile e intrigante, che riesce a mantenere una sua identità nonostante gli infiniti rimandi stilistici accostabili a molti grandi del passato. Vi cambierà la vita? No. Vi terrà compagnia? Assolutamente si. À bientôt, Vertèbre.