La solitudine e il bisogno di intimità di ogni essere umano.
Torbjørn Brundtland e Svein Berge stanno insieme – artisticamente parlando – dal 1998. Qual è il segreto di un rapporto così longevo, verrebbe da chiedere? Hanno imparato a comunicare in modo efficace? Vanno al cinema assieme almeno una volta ogni quindici giorni? Frequentano con profitto un corso di salsa? Macché: la verità è che sono una coppia aperta.
Hanno maturato la libido del featuring, l’eccitazione del mettere un’ugola sempre diversa dietro al microfono, conoscono il fascino discreto della collaborazione. E in 24 anni di storia hanno selezionato un entourage di partner che periodicamente si prestano e ci mettono del proprio, non di rado contribuendo a musica e liriche: Karin Dreijer Andersson (The Knife, Fever Ray), Robyn, Jamie Irrepressible, Alison Goldfrapp. E, ovviamente, Susanne Sundfør, una delle cose migliori che sia emersa dalla scena musicale norvegese negli ultimi dieci anni.
Un brano come Stay Awhile, che «tratta della solitudine, e del bisogno fondamentale di intimità che ha ogni essere umano» (parole di Svein Berge in un’intervista) è pensato per rientrare a pieno titolo nella categoria dei grandi singoloni synth pop dei Röyksopp, al fianco di classici come What Else Is There? (di cui ha gli stessi bpm), Monument, The Girl and the Robot e numerosi altri. “Solo” un buon pezzo, che con l’interpretazione della Sundfør diventa una traccia davvero notevole.
Röyksopp Susanne Sundfør Torbjørn Brundtland Svein Berge
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