Trasformando il metal(lo) in oro.
Dice Wikipedia che “rubedo”, traducibile con “rossore”, rappresenta nella tradizione alchemica il compimento finale del processo che termina con la realizzazione della pietra filosofale e la conversione del metallo in oro. Avrà voluto parlare di questo Sara, autrice delle liriche e – soprattutto – meravigliosa voce che regna sulle composizioni della band? Per la verità, il rimando all’esoterismo nella traccia dei Messa è poco più che una suggestione, ma decisamente coerente con l’universo narrativo di molte band doom/stoner, ricco di richiami all’occulto.
Scoperti dal sottoscritto con colpevole ritardo (sono al terzo disco, che diamine!) in un’umida serata di ottobre in un club torinese, i Messa sono effettivamente una band doom/stoner, ma sono anche molto di più: Rubedo trasuda Led Zeppelin come Black Sabbath, rimanda ai primi The Gathering, i cambi di tempo sono frequenti, ci sono grandi assoli e un ritornello killer: «Find the alchemy / to heal the hurt / forget the dirt».
In realtà, tutto Close è un gran disco: suonato alla grande, cantanto alla grande, ricco di sfumature inedite – dal jazz alla musica klezmer. Evviva la contaminazione, evviva il meticciato, e ancora di più se arriva da Cittadella (ebbene sì, i Messa sono italianissimi), roccaforte leghista del profondo padovano.