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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Chat Pile: Slaughterhouse
Facce da macello

Il massacro silenzioso.

«Quando il dibattito è finito, la calunnia diventa lo strumento del perdente». Così diceva Socrate, filosofo della Grecia antica, e mai come oggi le sue parole pesano come macigni sulle coscienze di chi ancora un anima ce l’ha. Una società ormai plastificata, che fa sembrare l’edonismo reaganiano una cosa bacchettona, mentre si esprime solo a cuoricini e lacrime digitali, alternate a voci sempre più alte che, più che spiegare un concetto, vogliono azzittire il prossimo. E tra una catasta di morti ammazzati in diretta streaming e un insulto politico già ormai meme prima ancora di essere pronunciato, risuonano motivetti sciocchi buoni solo come sfondo a un video idiota di TikTok. La sofferenza, quella vera, sembra non aver più voce, soffocata da emotività farlocca comprata in saldo su Wish. E la mancanza di un qualsivoglia confronto reale lascia un vuoto che viene riempito bulimicamente con gli avanzi del Black Friday di turno.

Per fortuna esistono ancora teste pensanti legate a stomaco e nervi che vogliono dire qualcosa. Davvero.

I Chat Pile hanno alle spalle un paio di EP e singoli, e nel 2022 sono arrivati al debutto su lunga durata. Il primo singolo estratto, Slaughterhouse, è quanto di più lacerante si sia sentito negli ultimi mesi. Partendo da basi noise rock, il loro corpo è un mosaico fatto di pezzetti di Helmet, Today Is the Day, Eyehategod, Melvins e mille altri simili. Schiaffi sludge supportati da una ritmica alienatamente quadrata, sopra la quale la voce di Raygun Bush ci vomita la sua visione malata della quotidianità, tra riferimenti religiosi psichiatrici, massacri indotti e piccole polaroid dolorose gridate alla milza di chi ascolta.

«Non dimenticherai mai i loro occhi!»: è lo sguardo pietrificato della bestia prima della mattanza, descritta con spot violenti e minuziosi talmente efficaci che viene da chiedersi chi sia il macellaio e chi i macellati, se si stia parlando di animali a due o quattro zampe, il tutto mentre il groove penetra lo stomaco lasciando colare bile e lacrime, questa volta vere. Quando il pezzo si chiude, rimane solo il sapore stupefatto di aver toccato, anche se solo per pochi secondi, ciò che siamo dentro. Non è poco.

Chat Pile 

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