All’inferno senza ritorno.
«Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri» diceva Antonio Gramsci.
La storia si ripete, e mentre al piano di sotto un’umanità modello Dorian Grey fa finta che tutto vada bene stappandosi una bottiglia di Cristal ordinata su Deliveroo, al piano di sopra il suo ritratto non solo invecchia, ma marcisce, assomigliando sempre di più a un mostro, appunto.
La colonna sonora ideale per l’establishing shot nella stanza infernale dove è custodito idealmente il dipinto, è Tales of the Old Dreamer, tratta dall’ultimo album dei Blut Aus Nord. Quasi sette minuti in cui il deus ex machina Vindsval e i suoi fidi alleati miscelano sapientemente post-black metal, industrial, ambient, shoegaze e dissonanze lisergiche che risucchiano l’ascoltatore all’inferno per poi risputarlo in un buco nero e indietro.
Accompagnato da uno splendido video d’animazione altrettanto angosciante, il brano è una discesa a spirale in gironi ancora senza nome, un’esperienza totalizzante più che un semplice ascolto. Un modo magistrale, da parte della band francese, non solo di mettere un altro tassello dorato nella sua già brillante discografia, ma anche di autoconfermarsi come una delle realtà migliori e più innovative del metal estremo nella sua più larga e “altra” accezione.