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Wu-Tang Clan: Reunited
Wu-Tang Forever – 1997

La multinazionale dell’hip hop.

Doppio disco e quadruplo vinile, oltre due ore di durata, 600.000 copie vendute nella sola prima settimana di pubblicazione, quattro dischi di platino: non si può dire che per il loro secondo disco i ragazzacci di New York abbiano tenuto un basso profilo. La novità principale rispetto all’esordio è anzittutto in sede di produzione: non più il solo RZA a orchestrare il tutto, ma spazio anche a 4th Disciple, True Master e Insectah Deck a gestire le basi.

Soprattutto rispetto a The 36 Chambers spicca l’arricchimento sonoro: campionamenti, strumentazioni live e quant’altro sono tutti messi al servizio di un impasto sonoro opulento e iper-stratificato. Se restano alcuni dei capisaldi dell’esordio – continuità narrativa tra i pezzi, interludi, continui riferimenti ai kung-fu movies, aria da blaxploitation – dall’altra parte la palette stilistica viene espansa verso l’infinito e oltre: soul, funk anni ’70, partiture per archi che sembrano scritte dal John Williams di Star Wars, psichedelie assortite e chi più ne ha più ne metta. Tutti questi barocchismi costruiscono un disco che è un caleidoscopio di beat in cui è stordente perdersi, ma che finisce col soffocare un po’ l’animalesca anima più stradaiola del collettivo. Quella, per intenderci, che arrivava dritta in faccia in pezzi come Protect Ya Neck.

Più musicisti e meno delinquenti, il tiro del clan in questo secondo lavoro è più quello degli ambiziosi Outkast di Speakerboxxx / The Love Below (per intenti, non per esiti). I testi, sull’altro versante, sono nettamente più maturi degli inizi, largamente influenzati dagli insegnamenti della Five Percent Nation.

Capolavoro quindi? In fin dei conti probabilmente sì, anche se in modo decisamente meno immediato del folgorante esordio. È tutto riassunto in Reunited, seconda traccia del primo disco e contagiosa banger: nel suo beat infarcito di archi sontuosi, nelle sue sfoglie soul, nella sua lunga coda strumentale. E più che mai Wu-Tang Forever sembra il prodotto di una multinazionale al comando del mondo hip hop, più che il secondo disco di un collettivo di rapper.

Wu-Tang Clan 

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