A lezione di figure retoriche.
Liquid Swords è in realtà il secondo album da solista per GZA, cugino di RZA e leader intellettuale del gruppo, seguito di Words from the Genius del ’91. Un’esperienza pre-Wu-Tang non troppo soddisfacente a livello di vendite e promozione, firmata con il nome The Genius.
Un Enter the Wu-Tang più tardi, ecco che anche GZA decide di mettersi in proprio e raccogliere quanto seminato con il collettivo: Liquid Swords – a sua volta prodotto interamente da RZA – è spesso considerato un classico dell’hip hop della East Coast, e tra i lavori più validi e completi nati nell’orbita del gruppo. Tutto il disco è attraversato da campionamenti tratti dal kung-fu movie Shogun Assassin, pellicola non a caso re-citata dallo stesso RZA nel finale di Kill Bill Vol. 2 di Tarantino, di ha curato la colonna sonora.
Proprio da questo film proviene il sample che apre la title track, e che setta il tono di tutto il disco: oscuro, violento, visceralmente legato al mondo delle arti marziali, attraversato da continui riferimenti agli scacchi, alla vita da strada e alla cultura hip hop. Il tutto però con un piglio decisamente “alto”, intellettuale e forbito: GZA è senz’altro il rapper più colto del gruppo, virtuoso di figure retoriche di significato (metafore e similitudini le sue armi preferite) e cresciuto immerso nella cultura hip hop newyorkese originaria, fatta di graffiti, breakdance e block party.
Anche in questo pezzo la sua penna viaggia spedita e affilatissima. Si tratta di un puro e semplice freestyle di frasi bragga: sostanzialmente il protagonista che si vanta di quanto sia figo e talentuoso. Eppure – anche e soprattutto qui – l’innata cesellatura del testo lascia a bocca aperta: solo nelle prime due strofe, si contano 11 similitudini e 13 metafore. Il vostro professore di lettere sarebbe sorpreso.