I mostri sacri si cantano, non si temono.
Il succo della storia è più o meno questo: l’ultimo disco dei Flaming Lips non contiene canzoni dei Flaming Lips, ma di Nick Cave, e non vi canta Wayne Coyne (e nemmeno Nick Cave), ma una ragazzina di quattordici anni.
La ragazzina – Nell Smith – è la figlia di una coppia di fan di lunga data dei Lips, e si sa che il rapporto che Coyne e soci intrattengono con i loro seguaci è piuttosto stretto, per quanto sia lecito pensare che non facciano incidere un disco proprio a tutti.
Perché invece è proprio quello che è accaduto in questo caso: Nell Smith ha una voce piacevolmente acerba, suona la chitarra, scrive le sue canzoni, senza contare il fatto che l’Oklahoma (i Flaming Lips sono di Oklahoma City) è già un posto noioso di suo e figurarsi con l’assenza di concerti causa COVID. Conosciuta la famiglia Smith in uno degli ultimi concerti, Coyne ha suggerito alla ragazza di mandargli alcuni brani, poi l’ha invitata a incidere qualche cover – che so, di Nick Cave ad esempio – e zac! nella testa di Wayne s’è accesa una lampadina. Poi tutto il lampadario. E poi è uscito Where the Viaduct Looms, ovvero un disco di cover di Nick Cave dove Nell Smith mette la voce e i Flaming Lips tutto il loro carico di psichedelica follia.
Nonostante il testo («Father, why are all the children weeping? / They are merely crying son / O, are they merely crying, father? / Yes, true weeping is yet to come»), The Weeping Song è tratta da uno dei dischi più positivi di Cave, The Good Son, 1990. Il video, poi – con Blixa Bargeld (ai tempi sia nei Bad Seeds che negli Einstürzende Neubauten) – è diventato esso stesso un classico, membro autorevole della serie romantico-decadente di “videoclip che sembrano girati con poveri mezzi a ricordare vecchie rappresentazioni teatrali” – tipo questo, questo ma anche questo. Insomma, non era facile accostarsi a una pietra miliare di questo tipo senza timori reverenziali.
Ma che sia l’incoscienza dei quattordici anni o la sicurezza di avere le spalle coperte dai Flaming Lips, il risultato è quello che di meglio si può chiedere a una cover: trasformarsi in tutta un’altra canzone, mantenendo lo stesso livello di intensità.
Nell Smith Nick Cave The Flaming Lips Wayne Coyne
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