Simbi, la regina della giungla.
Little Simz è una tosta, e con Sometimes I Might Be Introvert (acronimo di Simbi, il suo vero nome) dimostra di poter ambire a molto di più di quel “semplice” e scarno hip hop à la Loyle Carner che pure estasiava nel suo esordio GREY Area. Questo sophomore è un affollatissimo crocevia di riferimenti e contaminazioni, che scavalla più e più trend interni al mondo hip hop e spesso e volentieri puccia pure i piedi completamente altrove.
Perché da una parte ci sono l’iniziale Introvert (strumentalmente pronta per fare da OST a un capitolo di Creed), Little Q (sembra di sentire il Kanye West di The College Dropout) e Standing Ovation (una sorta di ripresa del Jay-Z del Black Album). Eppure dall’altra c’è un pezzo come Point and Kill, singolone dal groove semplicemente irresistibile, con una linea di basso contagiosa e la presenza di Obongjayar che trasuda stile da ogni melodia su cui mette le mani e la voce (guardare l’esibizione live a Tiny Desk per credere).
È un pezzo che profuma di Africa, che porta in sé una ballabilità primordiale e molto funk, riecheggiante una Fade – sempre di Kanye West – ma incrocia il tutto con una sensibilità che resta molto british. Non è un caso: la successiva Fear No Man sa di afrobeat e Fela Kuti, da lontanissimo. Insomma, amanti della musica black (qualsiasi musica black) siete avvisati: Simbi è la nostra nuova regina.
↦ Leggi anche:
Little Simz: Might Bang, Might Not
Alewya: Jagna