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Giorgio Poi: I pomeriggi
Durante la pandemia ho accumulato qualche tappetino da yoga

Vento d’inverno.

I pomeriggi – come gli altri brani di Gommapiuma – nasce in pieno lockdown, con dei padrini piuttosto imponenti: «Ho ascoltato molto Bill Evans, Chopin, Isao Tomita e This Mortal Coil», spiega Giorgio Poti, in arte Giorgio Poi, «C’era un altro disco, perfetto: Playing Piano for Dad di H Hunt. Essendo stato un periodo molto casalingo, ho sentito il bisogno di qualcosa che mi desse tranquillità e il suono del pianoforte ha un effetto potente su di me, riesce a calmarmi, a rasserenarmi».

E in quello stato di quiete sembrano aver trovato spazio suoni intimisti, ma anche l’energia per dare vita a melodie trascinanti, che hanno il ritmo della danza. I pomeriggi è senza dubbio tra queste, fresca, sin dall’attacco, è un pezzo emblematico del momento che stiamo vivendo. Quel «non torneremo mai più», reiterato come un mantra, rappresenta la consapevolezza dell’essere di fronte a un vero e proprio spartiacque. «Racconta gli sforzi per contrastare l’incontrastabile. Pure se ti metti a soffiare sul vento, l’inverno arriva lo stesso. Non è un invito al fatalismo, quanto ad accettare quello che non si può cambiare. Nella canzone il protagonista si gode la sua ombra pre-invernale, corta e definita, un’ombra in cui si riconosce e che sente sua, ma che d’inverno cambia, si allunga e si allontana deforme sui marciapiedi».

Dal punto di vista sonoro, I pomeriggi è una polaroid autunnale dai toni lievi, impostata su un giro di basso catchy, un loop che continua a girare in testa anche a canzone terminata. A conferirle un tocco di romanticismo malinconico ci pensano gli archi, mentre il timbro “metallico” di Giorgio impedisce fastidiosi scivoloni nella melassa.

Giorgio Poi 

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