Raccontare l’esistere attraverso suoni e silenzi.
Erede spirituale di MB e Atrax Morgue, pur con un’evoluzione che lo ha portato più vicino a certe soluzioni avant-garde in zona John Zorn, Daniele Santagiuliana ha al suo attivo una discografia sterminata tra progetti solisti, collaborazioni, split e super limited edition dove il Nostro ha spaziato nei generi più disparati, mantenendo sempre e comunque quell’approccio istintivamente artistico che lo ha sempre contraddistinto.
La cupa è il suo ultimo lavoro. Se affiancato ai suoi dipinti,crea una sensazione di sublimazione nera dello spirito, una catarsi sonora che si fa immagine per scavare sin nelle cicatrici più profonde del nostro io.
Un artista certamente di nicchia, ma, altrettanto certamente, uno dei fiori all’occhiello del fermento continuo che muove le pieghe del sottosuolo avant-garde industriale italiano. Un “ragazzo” che in pochi anni ha dimostrato di poter portare avanti lo scettro di una scena che nel Belpaese ha sempre costituito la gramigna oscura della musica alternativa, impossibile da sradicare completamente, ma comunque generosa di inaspettate fioriture magnifiche, pur nella loro – appunto – asfissiante cupezza.