L’età dell’innocenza all’infinito.
Che meraviglia il pop, quando ti sorprende anche a una certa età. Ti illudi di averle sentite tutte e di punto in bianco una ragazzina classe ‘98 arriva e ti scardina il cuore. Claire Elizabeth Cottrill ha cominciato a proporre cose su internet quando era tredicenne, e dal successo per l’appunto virale di Pretty Girl non si è più fermata fino a entrare nella classifica di Billboard.
Una storia figlia dei tempi, insomma. Eppure, a cancellare il cinismo, c’è della sostanza che emerge con sicurezza dal “difficile secondo album” Sling. Clairo è tutt’altro che una sensazione passeggera per teenager, come dimostrano canzoni profonde, colme di un’innocenza rara e preziosa.
La stessa che ammanta un album stupefacente per la sensibilità, il candore disarmante e la naturalezza con cui accosta nomi importanti (Elliott Smith, Laura Nyro, Brian Wilson) rivelando un talento che appartiene all’attualità. Siamo sempre e comunque negli anni Venti del nuovo millennio, che si prenda in considerazione una sessualità libera e vivaddio liberata o la rigenerazione di estetiche del passato alle quali una venti-e-qualcosa del 2021 affida riflessioni sulla fragilità del vivere e sui meccanismi del quotidiano.
Solide le fondamenta emotive, un folk pop intimista spontaneo e insieme curato nel dettaglio centra il bersaglio con felici ossimori di un barocco minimalista. Tra le tante gemme, peschiamo una Harbor che avvolge in punta di tasti con l’aggraziata tristallegria che richiedono tempi incerti come i nostri. Ebbene sì: è nata una stella. Che possa brillare a lungo.