Un anno disorientante. Ma quello sarebbe il meno. Il problema è che messa così sembra il commento iniziale a questa stessa playlist l’anno scorso. La cosa – con tutta la buona volontà, anche chiudendo gli occhi e rifiutandosi di ammettere che stiamo iniziando a riconoscere un pattern – è leggermente inquietante. Nel senso, quanti anni della marmotta saremo costretti a commentare in ogni retrospettiva dei prossimi anni? Lo scopriremo solo dopo l’ennesima dose. Che letta così, fuori contesto, sarebbe anche una frase dal retrogusto molto rock’n’roll. E invece.
Il fatto è che avremmo dovuto ripartire, puliti, profumati e vaccinati. E c’abbiamo anche provato, a dirla tutta, ma è assomigliato più a un GP di Formula 1 dominato dalla direzione gara a colpi di start&stop e safety car. Siamo stati meglio ma comunque maluccio, in quella mezza crisi soffusa chiamata presente, dove guardarsi indietro era vietato, ma davanti, il futuro, era a dir poco incerto. Abbiamo continuato a vedere la luce alla fine del tunnel, ma senza trovare l’interruttore generale, né la strada per uscirne migliori. Semplicemente non ne siamo usciti, e di nuovo l’unica strategia che ci è sembrata sensata è stata quella di vivere alla giornata, mentre vedevamo i calendari dei concerti ripopolarsi fiduciosi, prenotavamo biglietti per il Duemiladopo senza ancora aver ricevuto un rimborso per quelli cancellati nel Duemilaprima e contemplavamo quasi ammirati la capacità dei virus di mutare al ritmo dei cambi di tempo di un pezzo dei Dream Theater.
Ecco – Humans vs Robots, nel suo piccolo, aiuta a vivere alla giornata since 2016. Perché per vivere alla giornata cosa c’è di meglio che iniziarla, quella giornata, scoprendo una nuova canzone, alle dieci spaccate di mattina, tutte le sante giornate che il Signore manda in terra? È un lavoraccio, ma qualcuno lo deve pur fare. Noi ci siamo presi la briga di farlo con la testardaggine di un mulo e il fiuto di un cane da tartufo. Con le cuffie, ma rigorosamente senza paraocchi. Indie e mainstream, rock e pop, metal e rap, roba cantata in inglese, in italiano, ma anche qualcosa in tedesco, in russo o in polacco, se capita. Il concetto è semplice – ci è piaciuta? La condividiamo.
Come al solito, anche quest’anno ci è piaciuta più roba di quella che tutte le sante giornate da vivere alla giornata che ci sono in un anno potessero contenere. Così abbiamo scelto altri 30 pezzi che erano rimasti colpevolmente esclusi dalla nostra selezione quotidiana.
Ci piace continuare a chiamarle bonus tracks.
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