Il punk è morto. Lunga vita al post-punk.
Nella pseudoscienza viene descritto come “fenomeno delle voci elettroniche” quel presunto evento paranormale in cui voci apparentemente non umane si manifestano in registrazioni o ricezioni audio. Solitamente queste voci vengono attribuite a spiriti o entità intelligenti di origine ignota e sarebbero un segnale concreto di un contatto diretto con l’aldilà.
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Leggenda vuole che alcuni fan esasperati nella primavera del ‘78 si armino di bombolette spray per riempire i muri attorno alle sedi delle case discografiche con la frase «Scritturate i Banshees ORA!». In realtà si trattava di un unico loro fan, che gli fece anche da tour manager: Les Mills, che lavorerà poi con gli Psychedelic Furs e aiuterà i Sisters of Mercy agli esordi.
A parte i miti, il contratto discografico tanto agognato avviene con la Polydor il 9 giugno 1978. Il debutto vero e proprio è ad agosto dello stesso anno con il singolo Hong Kong Garden, brano manifesto del loro primo periodo ispirato a un ristorante cinese che Siouxsie e Severin frequentavano anni prima.
Ma se il lato A è il classico senza tempo che rimane impresso nelle orecchie al punto tale da venir utilizzato anche nella colonna sonora di Marie Antoniette, è la B-side quella che segna il passo dei Banshees di quegli anni. Ispirata dal saggio Del vino e dell’hashish raffrontati come modi di moltiplicazione dell’individualità di Baudelaire e dal Castello incantato di Poe, Voices inizia caotica e punk, ma si tramuta dopo nemmeno un minuto in una nenia tossica e stralunata, con il cantato macabro carico di riverbero al contrario di Siouxsie che narra di spiriti extraterreni accompagnato solamente dalla chitarra metallica grondante flanger di McKay.
Curiosamente, Voices è stata la prima canzone che Budgie ascoltò dei Banshees, grazie al suo amico Julian Cope che gliela fece sentire preferendola al singolo principale.