Come prendere tre piccioni senza fava.
Nella tradizione, i colori del Natale sono il rosso (il colore dei papi, dell’aristocrazia, della sovranità di Cristo e del moderno Babbo Natale, del calore umano, della famiglia), il verde (l’albero, il vischio, la speranza, l’abito del Babbo Natale originario, la natura e i suoi cicli di rinnovamento), il bianco (purezza, spiritualità, luce contro le tenebre, il freddo inverno che annuncia una nuova rinascita) e l’oro (la regalità, l’autostima, la ricchezza materiale e spirituale, la saggezza nel potere e l’onorare la nascita di Cristo). Curiosamente, assieme al nero, verde, bianco e rosso sono i colori della Palestina, da sempre in conflitto contro Israele, così come rosso è il sangue che cade sulla neve bianca in un omicidio a dicembre, e oro il colore della copertina di un singolo natalizio che mostra una stella di David sulla label.
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Il tour di supporto a Kaleidoscope ha molto successo, ma in mezzo alla folla la band comincia a notare qualche simpatizzante del National Front di troppo, probabilmente gente tratta in inganno dalle vecchie foto con la svastica e con una cultura non sufficientemente raffinata da capire il significato di Mittageisen. Inoltre, sia la casa discografica sia la band desiderano una strenna natalizia da vendere nei negozi, della serie battere il ferro finché è caldo.
Prendendo due piccioni con una fava, i Nostri compongono e registrano on the road il singolo Israel, pubblicato a fine novembre 1980, con tanto di Stella di David in bella mostra e magliette a tema: un tentativo di mettere finalmente in chiaro le loro reali idee politiche, fare cassa grazie alla benevolenza di Babbo Natale e, secondo il manager, accaparrarsi un contratto in America dato che la maggior parte dei pezzi grossi dell’industria da quelle parti erano ebrei (per inciso, quest’ultima cosa non funzionò).
Il risultato (scritto in due notti in albergo ad Amsterdam) è nuovamente eccellente, a dimostrazione dello stato di grazia in cui si muove il quartetto inglese. Un brano epico, arioso, non banale che vede nella partecipazione di una corale del Galles composta da 30 elementi il primo (ma non ultimo) segno della voglia della band di spingere lo spettro sonoro oltre le consuetudini della musica pop dell’epoca.
Sul lato B troviamo invece una vera chicca che può essere letta in svariati modi. Se da una parte è un nuovo tassello nella ricerca sonora dei Banshees, costruita com’è attorno a percussioni tribali predominanti dove la voce di Siouxsie si posa (per la prima volta) sinuosa e seducente, Red over White è anche l’involontario inizio del processo che porterà ai Creatures (poco dopo, nel febbraio 1981 i Banshees suoneranno la allora inedita But not Them durante una Peel Session, inserendola anche nella setlist del tour di Juju ma che di fatto apparteneva appunto al nuovo progetto in fieri), duo composto da Budgie e Siouxsie che in qualche modo sarà anche la prima, vera crepa all’interno del sodalizio tra la Ice Queen e Severin. Ispirata in parte dal racconto breve Benefactor di Walter Winward, sarà riproposta varie volte in sede live, diventando così un vero e proprio gioiello nascosto nella sterminata produzione minore dei Banshees.
Per i collezionisti: Israel, pur senza extra tracks o remix, è il primo singolo della band a essere stato pubblicato anche in formato 12”, ma la vera rarità è l’edizione italiana su 7”, provvista di una inedita copertina a colori e proprio per questo molto ricercata.