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Siouxsie and the Banshees: Make up to Break up
1977 – teenage riot

Siouxsie and the Banshees
Make up to Break up

Piccoli fan dei Pistols prendono forma.

“Make up or break up” è traducibile come “trovare un accordo o separarsi”, ma è in realtà anche un gioco di parole dove il trucco pesante serve non tanto per apparire, quanto per nascondere quelle che ci sembrano imperfezioni inaccettabili. Nel suo tipico modo di fare, nonostante dichiarasse apertamente di non amare particolarmente il suo volto, nel 1991 Siouxsie vinse una causa intentata contro il Daily Mirror, reo di aver male interpretato e preso per vera una dichiarazione dove lei ammetteva di aver subito un intervento di rinoplastica tra il 1986 e il 1988.


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Novembre ‘75. Susan Janet Ballion (per anni si dichiarò Dallion per evitare che dessero fastidio a sua madre) e Steven John Bailey si incontrano a un concerto dei Roxy Music e diventano inseparabili. L’anno successivo vedono i Sex Pistols dal vivo, si ribattezzano Suzie Sioux (poi mutato in Siouxsie) e Steven Severin (ispirato dalla figura di Leopold von Sacher-Masoch narrato in Venus in Furs dei Velvet Underground) ed entrano a far parte della cerchia del famoso Bromley Contingent.

Il 20 settembre dello stesso anno decidono di riempire uno slot vuoto nel 100 Punk Festival reclutando Sid Vicious (in seguito nei Pistols, appunto) alla batteria e Marco Pirroni (poi con Adam & the Ants e Sinéad O’Connor) alla chitarra. Nessuno sa suonare e gli strumenti sono in prestito dai Clash, quindi improvvisano anarchicamente per 20 minuti basandosi sul Padre Nostro e infilandoci dentro un po’ di tutto. Poco dopo partecipano come ospiti dei Pistols stessi al famigerato Bill Grundy Show dove Siouxsie stessa è il detonatore della scandalosa reazione di Steve Jones che farà infuriare l’opinione pubblica inglese mettendo il punk alla gogna mediatica. Con un rimescolamento di line-up, prendono alla batteria Kenny Morris, al violino Simone (che durerà due concerti) e Peter Fenton alla chitarra (che verrà presto sostituito da John McKay). Registrano due Peel Sessions, nel febbraio ‘78 fanno una comparsata nel film Jubilee, partecipano a documentari sul punk, suonano ovunque, si ammazzano di anfetamine e mandano in giro dei demo, ma nessuno sembra interessato a metterli sotto contratto.

In realtà, col senno di poi, questo “ritardo” sarà un bene. La band stava letteralmente imparando a suonare sul palco e le decine di concerti faranno in modo che il loro stile peculiare sia messo a punto prima del debut vero e proprio. Molti brani di quel periodo sono delle schegge punk impazzite, cariche sicuramente di talento e immediatezza adolescenziale ma ancora prive di quel taglio asciutto e letale che sarà l’archetipo del sound dei primi anni della band, nonché punto di riferimento per decine di formazioni influenzate da quell’approccio stilistico che cercheranno, con risultati alterni, di ricalcarne le orme.

Esempio di questa prima, acerba fase è proprio Make Up to Break Up, tipico “punk-77” saltellante e cantilenante che – seppur lontano anni luce da quanto i nostri proporranno solo pochi mesi dopo – rimane un brano più che godibile che fotografa una band in piena ascesa.

Rimasto nel circuito dei collezionisti per molti anni, il pezzo è stato pubblicato ufficialmente nel doppio remaster di The Scream uscito nel 2005.

Siouxsie and the Banshees 

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