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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Siouxsie and the Banshees: Eve White / Eve Black
1980 – ricomincio da tre

Siouxsie and the Banshees
Eve White / Eve Black

Le 22 facce di una band che sa sempre reinventarsi.

Christine Sizemore è stata una donna americana la cui vita fu segnata dalla malattia. Soffriva infatti di un serio disturbo di personalità, tanto che dopo anni di analisi gliene diagnosticarono 22 differenti. Rimase in cura per tutta la vita e la sua storia fu sia raccontata in diversi libri autorizzati e non, sia riportata (in maniera romanzata) anche sul grande schermo nel 1957 con “La donna dai tre volti”. La prima volta che i Banshees ne sentirono parlare fu nel ‘79: Kenny Morris aveva trovato un articolo sulla sua storia sfogliando l’Observer Magazine e pensava che una sua foto da bambina con occhi e bocca coperti da bande nere fosse perfetta per la copertina del singolo “The Staircase”. Severin bocciò l’idea ma non si dimenticò di Christine.


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Finito il tour del 1979, i Banshees si ritrovano in studio per cercare di ripartire nonostante la defezione di metà line-up. Budgie viene assunto a tempo pieno ma dato che Robert Smith è solo in prestito, scatta la ricerca di un chitarrista. Nel frattempo Siouxsie viene ricoverata per un’epatite, probabilmente contratta da uno sputo di un fan (un po’ come accadde a Joe Strummer). La situazione sulla carta si presenta instabile, ma sia lei sia Severin riusciranno a trarre il massimo da loro stessi, buttandosi a capofitto nella composizione di brani nuovi.

L’essere sganciati da un compositore così prolifico come McKay gli dà la libertà di esprimersi a 360 gradi: ciò che ne risulta è un album estremamente vario, intenso, completamente diverso dai monoliti che lo avevano preceduto. Un cameo in tre brani di Steve Jones e il reclutamento di quel genio della sei corde di John McGeoch (Magazine, Visage) chiudono il cerchio per quello che – contro ogni aspettativa – risulterà il terzo capolavoro di fila della band.

Kaleidoscope è un platter dove ogni brano vive di vita propria pur mantenendo una coesione pazzesca, che influenzerà pesantemente l’approccio alla musica di molti artisti contemporanei e passati. Tra sperimentazioni da studio (l’affascinante Tenant, dove in studio troviamo Budgie al basso e un inedito Severin alla chitarra), danze figlie del passato punk (Clockface) e ballate malinconiche ma non stucchevoli (Desert Kisses) l’album mostra il nuovo volto della band, ora votato alla sperimentazione senza limiti che trova nel drumming fantasioso di Budgie e nella chitarra eclettica di McGeoch nuova linfa vitale.

Anticipato dal singolo Happy House (che sull’altra facciata conteneva una frecciatina nemmeno troppo velata agli ex membri, Drop Dead / Celebration), il disco vende molto bene, al punto tale da spingere la label a pubblicarne un secondo, la celeberrima Christinecoverizzata poi varie volte, anche da personaggi come Red Hot Chili Peppers e Simple Minds. Il brano parla di una ragazza con un disturbo di personalità multipla e il lato B riprende l’argomento andando ad analizzare lo scontro tra i due alter ego predominanti nella lotta per il possesso del suo corpo.

Eve White / Eve Black, come da titolo, è separata in due sezioni completamente contrastanti, tristemente dolce la prima e aggressivamente furiosa la seconda, con il basso di Severin a sorreggere la voce dilaniata di Siouxsie, che mai più toccherà quei livelli di interpretazione emotiva. Niente male per una band che era praticamente spacciata pochi mesi prima.

Nota al margine: Kaleidoscope è l’unico album della band a essere stato riproposto per intero, nello specifico da Siouxsie come solista, durante due date al Meltdown Festival del 2013.

Siouxsie and the Banshees 

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