Il 2016 è stato l’anno in cui il pop, che stava già stravincendo, ha fatto il Grande Slam. Mentre i rocker non riuscivano a fare molto più che morire (che comunque, rimane un atto coraggioso. Fatelo voi, se pensate che non ci voglia niente), il pop si è preso tutto, dalle classifiche a Pitchfork, dalla comunicazione ai sentimenti, da Facebook alla Casa Bianca. Persino la nostalgia del rock ha preso connotazioni pop, da Vinyl e Sing Street alle ormai perenni celebrazioni del punk. E il pop si è preso persino quella che in Italia chiamavamo canzone d’autore. Non è qualcosa che è iniziato quest’anno, è ovvio – ma mai come nel 2016 lo si è visto, con l’approvazione delle élite indie. Così, in modalità diverse, Calcutta, Thegiornalisti, Motta, Cosmo hanno forse avuto la fortuna di raccogliere ciò che altri avevano iniziato a seminare. Cosmo in particolare, ha l’aria di quello che non ha paura di andare a sbattere, e apre questo brano con la confessione più contemporanea e pop dell’anno: «Sento le voci, sì mi sento chiamare dalle mie fantasie, dal profondo del mare, dalla tv, dalle porcherie, dal silenzio dei sogni inconfessabili». E dopo un momento di panico, decide che naufragar gli è dolce «nella palude del nazionalpopolare». Like, cuoricini, condivisioni. Appunto.
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