Da band di paese ad artisti di culto.
Uno dei motivi per cui oggi in molti identificano la scena di Montréal con il sound indie-rock folkeggiante e brit-oriented è proprio per il successo di quello che al momento è a tutti gli effetti il più famoso sestetto di Montréal: i paladini Arcade Fire. Oggi divenuti uno dei veri big del genere, headliners in moltissimi prestigiosi festival e vincitori di innumerevoli premi, oltre che realtà ormai consolidata su tutti i livelli, che fa cappottare i fan quando scoprono i secret show al Primavera Sound o poco fuori dal Louvre.
Nel 2004 esce Funeral, il primo disco della formazione capitanata da Win Butler con la compagna Régine Chassagne, registrato nella sua quasi totalità al mitico Hotel2Tango nell’estate precedente. Le grafiche sono curate da un altro artista Montréal-based (Tracy Maurice) e arriverà a vendere circa 1 milione di copie, dopo essere stato registrato disco d’oro cinque anni dopo l’uscita. Se consideriamo che della prima mandata ne erano state stampate solo 1500, possiamo a questo punto parlare di un vero e proprio cult act, decisamente.
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Neightborhood #1 (Tunnels) è infatti stata votata da Pitchfork come la decima canzone più importante dei Duemila (su 500 scelte) e ha effettivamente dato voce, come primo singolo, a una delle formazioni più importanti del territorio, poi assurta a grado mondiale.
Pur continuando a non rappresentare – stilisticamente parlando, ammesso che in un caso come questo, di un qualche stile si possa parlare – la scena stessa nella sua interezza, a oggi gli Arcade Fire ne restano comunque l’emblema. E il loro sound da band di paese, arricchita di uno spirito multiculturale, un’attitudine malinconica e riflessiva e un tepore da stufa canadese continua a non perdere un grammo di smalto anche di fronte a cinquantamila persone. Anche alla luce di un portafoglio più pieno.