Con i soldi guadagnati dai tour e da Sweet Oblivion, che fu comprato da circa 400.000 persone, Lanegan, i Conner e il nuovo batterista Barrett Martin cominciarono a pensare che avrebbero potuto continuare a suonare assieme nonostante litigi e divergenze: il maggiore comfort avrebbe reso tutti più tranquilli e meno inclini allo scontro. […] «Quando ci trovammo a lavorare nuovamente assieme in sala di incisione a Seattle perdemmo molto tempo e molti soldi. Non andava. Salvammo 7 canzoni che Mark incise nuovamente. Eravamo così fuori che lui cantava male e noi suonavamo da schifo. Insoddisfatti, per due anni ci trovammo a riscrivere le canzoni. Per due anni. Quello fu il vero inferno». […] Pubblicato nel 1996, l’album conteneva Dying Days. Due anni dopo la morte di Kurt Cobain, col gruppo a pezzi e la popolarità di Seattle in calo, la canzone pareva un mesto requiem per la scena: «In questi giorni morenti vago per la città fantasma che un tempo era mia». Raccoglieva anche un’invocazione che pareva tanto personale tanto collettiva: «Dio, non senti la mia preghiera? Puoi alleviare il mio tormento? Aspetto la luce del sole».