C’è chi rimpiange lo spirito modesto della vecchia Seattle, la città «dove la gente coltivava la testa e l’anima, dove rifiutava l’idea di mobilità sociale tipicamente americana e la ricerca di status a favore di una vita fra persone solidali e non competitive, dove i residenti condividevano l’idea che il valore di una persona non lo si misura in base a quel che ha fatto, a quel che possiede, veste o guida, ma in base a quel che è». Knute Berger afferma che «un tempo consideravamo l’isolamento alla stregua di una risorsa: Seattle era un posto dove potevi sentire il rumore dei tuoi pensieri e dove ti potevi godere l’aria pulita, l’acqua, il verde. Ora, grazie alla rivoluzione informatica spinta dalla Microsoft, subiamo la pressione della competizione e degli influssi provenienti da fuori. La globalizzazione, il “libero” commercio e la comunicazione istantanea producono un’ulteriore spinta verso il conformismo alle norme globali. Seattle sta perdendo il proprio senso di unicità geografica». È il rimpianto per la vecchia Seattle, quando l’edificio più importante in città era la Smith Tower, 42 piani per 150 metri d’altezza, per molti anni l’edificio più alto a ovest di Chicago. In una canzone intitolata Teardrop Windows, Ben Gibbard dei Death Cab for Cutie ha usato la Smith Tower come metafora della tendenza dell’uomo a dimenticare ciò che di bello ha avuto un tempo, una specie di ritorno all’idea romantica di Lesser Seattle.
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