Tranquilli, è una metafora. Non ci sono zombi veri, qua dentro. I morti viventi sono ragazzini e ragazzine dall’intensa vita notturna, quelli che spariscono all’alba e ricompaiono dopo il tramonto, mezzi vivi e mezzi morti, più vampiri che zombi, comunque pronti per un’altra notte di dissipazione.
È il 1989 e apparentemente lo zio Tom fa la paternale ai ragazzi della Generazione X, getta il suo sguardo protettivo verso una gioventù che si butta via, con una ragazzina che si rade la testa (that was before Britney) e che finisce per rassomigliare, così canta Petty, all’attore Boris Karloff, quello del Frankenstein di James Whale.
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E invece, niente morale: la canzone è leggera e volutamente stupidotta. Lo Zombie Zoo era un locale di Los Angeles. Il pezzo nacque da una conversazione fra Petty e un musicista che ci era stato. «Ho scritto la canzone mettendomi nei panni di un Jed Clampett [il campagnolo dei Beverly Hillbillies] che va allo Zombie Zoo. Non era una critica seria. Era un pezzo comico».
E difatti, la musica scritta con Jeff Lynne è allegramente rétro e piazzata in fondo a uno degli album migliori del musicista floridiano, Full Moon Fever. I cori li fece tale Roy Orbison. Da vivo, s’intende.