Nel 1983 c’erano degli zombi nella musica americana. Erano conosciuti – all’epoca – come “negri”. Contemplati solo marginalmente da punk e new wave, esecrati dai fan del rock, alcuni dei quali con una finissima citazione del Ku Klux Klan bruciarono album di disco-music in un evento organizzato da un DJ in uno stadio (a Chicago, non precisamente l’Alabama) e bersagli di altri atti di ostilità alla Bello FiGo, parecchi artisti che avevano dominato le classifiche solo pochi anni prima si videro sbattere le porte in faccia da major, radio e pubblico.
Di punto in (ehm) bianco, dei big come Donna Summer e Chic erano diventati dei reietti.
Racconta Mark Goodman, uno dei primi vee-jay di MTV: «Nel 1983, per l’uscita di Let’s Dance, intervistai David Bowie. Che a un certo punto mi domandò perché era così difficile vedere black music su MTV. Gli risposi che, se fossimo stati una radio, saremmo stati una rock station. Era il nostro format. Lui non mollò: ‘Non pensate che tra i vostri spettatori ci siano dei ragazzi neri che vorrebbero vedere qualcuno di quei video?’. Alla fine, la rete tagliò quella parte di intervista».
Strano ma vero, fu una major – che agli artisti neri doveva parecchio – ad affrontare radicalmente il problema. Michael Jackson era già al primo posto delle classifiche di singoli e album quando «La CBS ci avvertì: ‘Farete meglio a trasmettere il video di Michael o toglieremo tutti gli altri artisti dal canale’. E lo fecero». Il 2 marzo 1983 MTV cedette. Gli zombi avevano fatto breccia nel supermercato, guidati da Michael Jackson.
Quell’estate, presa confidenza con il proprio status di mostro, Jacko contattò John Landis – predisposto per mostri simbolici (Un Lupo Mannaro Americano A Londra, 1981) – per un video che celebrasse il trionfo di una “mostruosità” repressa nel paese.
Stati Uniti che, sottolineava il video, erano vagamente reminiscenti dei (razzisti) anni ‘50: decennio che – come testimonia il saggio Danse Macabre di Stephen King – con le sue fobie era stato brodo di coltura ideale per l’”american horror”.
Pochi mesi dopo MTV si ritrovò non solo a chiedere in ginocchio di mandare in anteprima mondiale i quattordici minuti di Thriller, ma pure a pagare 250.000 dollari per il documentario sulla sua realizzazione, una cifra record per un “making of” (ancora Goodman: «In quel periodo la CBS per puro sadismo ci mandò un video di Barbra Streisand, Emotion, con Mikhail Baryshnikov dentro. Era la peggiore cagata che si fosse mai vista e ci dissero: ‘Oh sì, ora manderete anche questo, stronzi’»).
Pochi anni dopo, la trasformazione di Michael Jackson prese un’accelerata: divenne pallidissimo e gli caddero pezzi di faccia, a partire dal naso. Non ne fanno più di artisti così coerenti.