Come fare un party dietro il cortile, prendersi il pacco da tutte le band e avere comunque successo.
Nessuna pozione o incantesimo. Solo la magia di un algoritmo. Gli Harry and the Potters sono fondamentalmente un gruppo underground, reso meno undergound, negli ultimi anni, per via della facilità di indirizzamento informatico quando si cerca qualcosa in rete riguardo al mago più famoso tra grandi e piccini. Grazie Google.
Il pezzo emblema della band, della durata complessiva di 56 secondi, è naturalmente Harry Potter. E il suo testo non è niente male. Almeno la parte che dice «Harry Potter». La cosa più nerd di questa storia però è il suo inizio. La band nasce nel 2002 in Massachusetts perché, in un classico backyard party, tutte i gruppi invitati a suonare avevano dato buca all’ultimo e i due fratelli DeGeorge, proprietari di casa, avevano pensato bene di improvvisare qualcosa per non fare intristire la situazione. Sei persone come pubblico e sette brani presentati (cinque dei quali finiranno nel primo EP) per dare il via al progetto.
Una passione sfrenata per la saga della Rowling, i mantelli, gli occhialacci e la bella etichetta di wizard rock che si sono affibbiati fin dal primo show. Bisogna ammettere che se la sono giocata bene già prima di iniziare ad avere una vera e propria discografia e un nutrito seguito negli anni. A oggi sono arrivati al quarto disco, hanno in pratica creato un sottogenere ex novo e altre band si dicono debitrici nei confronti del duo dei fratelli DeGeorge.