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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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...Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Geek rock: quando il rock è roba da sfigati

Se davvero "being uncool is the new cool" queste sono le band che hanno capito tutto.

Già. Perché tutti, comunemente, abbiamo sempre inteso il rock’n’roll come il mito della coolness, dei figaccioni rockettari figli di Elvis, di Axl Rose, dei capelloni con la camicia a quadri di Seattle o freschi di una cotonatura losangeliana tipica della Sunset Strip, dei surfer coi pettorali scolpiti nel marmo, dei bei fiulett tutti pane e maledettismo, delle bellissime e provocanti star dai seni e dalle sgambate prorompenti e di un sacco di altre amenità appaganti l’occhio, oltre che l’orecchio.

E invece c’è – tra le righe di queste grandi pettinature di cui il rock stesso mai ha smesso di farsi emblema – tutto un filone che nasce proprio da un’estetica alternativa. Casuale, contingente o forse programmatica – sicuramente l’esatto opposto di tutto quel fascinoso comparto da poster. Elvis non leggeva certo Tolkien. E in fase di registrazione di Appetite for Destruction i gemiti di piacere che si sentono non sono quelli di un qualche hobbit. O di un ewok. E nemmeno di uno zombie. A Courtney Love non è mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello di fare il filo a Geddy Lee. E Juliette Lewis dubitiamo fortemente si mangiasse snack pensando a come decifrare le missive in klingon che le arrivavano dai fan arrapati.

Alcuni lo hanno definito nerd rock o dork rock. Altri, più analiticamente, geek rock. Il rock da sfigati, insomma. Ecco a voi una manciata di tracce – accuratamente selezionate – da ascoltare per non essere cool alle feste del liceo. O magari una playlist da mettere su per rovinare l’atmosfera tamarra qualora qualcuno vi abbia fatto – oltre che entrare – perfino avvicinare alla consolle del DJ, mentre lui si stava attardando al bancone del bar.

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