Tra pietre miliari grunge e memorabilia punk.
Perché poi a un certo punto la scena Dischord va anche oltre il fenomeno della nuova ondata di hardcore East Coast, e arriva decisamente a un panorama di artisti che hanno contribuito massivamente alla scena alternative/grunge dei primi anni Novanta, e che certo non potevano più essere identificati con la sola etichetta “punk”.
Tra queste band, immancabili i Jawbox. Legata a due gruppi (almeno!) di importanza specifica – i Government Issue da dove arrivava il cantante/chitarrista James Robbins e gli Shudder to Think, dove andrà poi il batterista Wade –, la band di Washington, nata nel 1989, ha svolto un ruolo essenziale per l’evoluzione di tutta la scena.
I primi due dischi della formazione di Robbins escono con l’etichetta di MacKaye, prima di approdare (uno dei pochi casi per il roster della label) a ben più pingue major. Il secondo di questi, Novelty, del 1992, contiene anche uno dei singoli più emblematici e incazzosi della band. Insieme a Savory del 1994 (uscito però per Atlantic) l’altro pezzone dei Jawbox è sicuramente l’opener del disco suddetto, Cutoff.
L’impatto grunge della scena di Seattle non poteva passare certo inosservato, ma l’appeal della band – un po’ come quello di un’altra formazione di Cincinnati come gli Afghan Whigs e di New York come i Sonic Youth – si colorava di tinte fosche e artistoidi. L’indimenticabile giro di chitarra iniziale sta sempre sulla soglia della dissonanza e il basso di Kim (la Coletta, non la Gordon) spinge come pochi, con buona pace di tutta quell’era dove gli strumenti elettrici erano ancora umani e non compressi come il rock plastificato che di lì a poco riempirà gli studi americani più volti alla mera radiofonia standardizzata (purtroppo, aggiungiamo noi).
L’impatto di roba così su band come Smashing Pumpkins e Deftones sembra inequivocabile. Ed è quasi perfettamente in linea con quella storia del rock che ci siamo fatti nella nostra testa, dove liriche e suoni, pur cambiando costa ed etichette, finiscono infine per risuonare, oggi, come uniti e indissolubili.