Dub punk per le masse.
Tra i capolavori che non sono targati Fugazi nel catalogo Dischord sarebbe un’eresia non citare The Lurid Traversal of Route 7, l’album d’esordio dei quasi sconosciuti Hoover, vera gemma ancora incontaminata dai grandi revival.
Rispetto alla lezione di McKaye e soci – comunque sempre tenuta in considerazione in molto del repertorio – gli Hoover si permettevano anche eccezioni alla regola, incorporando elementi di jazz e dub e non limitandosi a una posizione aggressiva che doveva essere necessariamente hardcore, almeno di forma. Tre dei quattro membri condividevano equamente i doveri vocali e capitava anche di restare sul medesimo giro per un bel po’, senza alcuna necessità di cambi.
Electrolux è infatti uno dei casi più emblematici di brillantezza espressiva in questo senso dilatato. Un pattern di basso memorabile di oltre sette minuti, in nove ottavi, che si offre come fondamento di un dub pronto a subire rumori e innesti senza scalfirsi di un millimetro. Secondo Vulture è uno dei «cento pezzi emo più importanti di sempre». Ovviamente lo spettro dell’etichetta emo, purtroppo, pesa anche qui, anche se non è ben chiaro a cosa possa essere riferita nel caso specifico, se non a una contingenza storica di facile incasellamento.
The Lurid Traversal of Route 7 si collega magicamente a lezioni math di Drive Like Jehu e Jesus Lizard, ma si nutre di un’anima pura che sembra volersi far strada per i fatti propri, senza però scalfire i suoi cardini. Un album da riscoprire in un vasto catalogo East Coast, tenuto insieme da MacKaye con mano sapiente e fare da talent scout. Eh sì, ci sarà un motivo se tutti e quattro i membri originali degli Hoover, partendo da diverse parti d’America, si sono trovati a Washington per le prove.
C’era qualcosa nell’aria. E non era di certo solo “emo”.