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Fugazi: Waiting Room
È una sala prove o un negozio di dischi?

MacKaye e Picciotto come i Simon & Garfunkel del punk.

Ok, i Fugazi sono una band imprescindibile per moltissimi generi, la loro produzione ha infatti intaccato ed è stata il cardine per numerose etichette generiche che le sono state attribuite. Ed è vero che sono moltissimi i pezzi fondamentali della band di Washington D.C. A rischio di essere ovvi, tocca dire le cose come stanno. Nonostante, in termini di importanza e influenza, la produzione intera dei Fugazi sia stata a dir poco fondamentale, non si può negare come il pezzo di più grande successo sia anche uno dei più importanti partoriti dalla band di punta della Dischord.

Waiting Room è un inno post-hardcore, con influenze reggae/ska, e rappresenta al meglio la commistione perfetta avvenuta da quelle parti. Da lì in poi, tutto quello che Ian MacKaye e Guy Picciotto hanno messo insieme negli anni ‘80 sarà degno di assoluta venerazione. Il giro di basso, poi, è da annali delle intro e i secondi di silenzio a 0:22 sono quelle genialate che tutti i format chiamerebbero stupidamente “errori”.

La canzone è stata pubblicata per la prima volta come traccia di apertura del loro omonimo EP di debutto nel 1988, e successivamente inserita nell’album compilation 13 Songs. Poi coverizzata a destra e a manca (senza mai essere stata superata), ha anche goduto di un notevole successo commerciale, pur non essendo mai uscita come singolo.

Niente merch, concerti da 5 dollari, ideologie DIY e un’idea di musica che non poteva disfarsi di tutto quello che le girava intorno, e allora ne è stata parte a modo suo. L’epopea della Dischord Records arriva qui al suo punto di estrema importanza, successo, valenza specifica. Chi l’avrebbe mai detto che era già tutto nella sala d’aspetto?

Fugazi 

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