Può anche cambiare il mondo, ma certi gruppi sono per sempre.
Dal 1992 a oggi sono cambiate davvero tante cose. Se vuoi ascoltare musica, non inserisci più una musicassetta nel walkman ma apri Spotify. Se sei a New York e alzi gli occhi al cielo, vedrai sì tanti grattacieli ma non più le Torri Gemelle. Se vuoi conoscere una ragazza, non vai in discoteca con i tuoi amici, ma ti iscrivi a Tinder o roba simile. Se vuoi fare il pieno alla tua auto, non ti servirà più la benza rossa ma semplicemente un cavo per darle la carica.
Quello che non è cambiato di una virgola è il suono degli AC/DC, freschi di pubblicazione del nuovo Power Up, e dei Supersuckers, band di culto originaria di Tucson, Arizona, ma trasferitasi a Seattle quando Cobain stava ancora scrivendo le canzoni che sarebbero poi finite in Nevermind.
Il dodicesimo album del gruppo capitanato da Eddie Spaghetti suona esattamente come te l’aspetteresti, e non c’è proprio niente di male in tutto questo. Ci sono gruppi come Tool o simili che hanno fatto della trasformazione musicale una loro priorità, ci sono band come i Supersuckers che sono talmente innamorate del caro, vecchio fottuto rock‘n’roll che manco gli è mai venuto in testa di cambiare strada (tranne ai tempi del fantastico Must’ve Been High – ma quella è un’altra storia).
Play That Rock N’ Roll è la title track del disco, mette tutto in chiaro sin dal titolo e conquista sin dal primo ascolto. Su, andate in un vecchio negozio di dischi, cercate il vinile, tornate a casa e fatelo girare sulla vostra piastra. Poi controllate che giorno è sul vostro calendario Michelin preferito: vi potreste pure stupire.