Partiture ardite per musica che accende i sensi.
Da Chicago arrivano buone nuove per gli amanti del post-punk intriso di noise, dove suddetti termini stanno a identificare più uno stile di approccio all’arte del far musica, che il mero scimmiottamento di gloriosi passati che furono. Niente cloni dei Joy Division o dei Sonic Youth stavolta, e per fortuna.
Gli Stuck con Ceiling regalano un cubo di Rubik fatto a pezzi, dove a ogni colore corrisponde un tempo, un tono, una soluzione “classica”, ma il tutto viene smembrato e rimescolato al servizio del brano. La loro musica è davvero imprevedibile, ma non per questo impenetrabile.
Perdersi tra i passaggi astratti degli arrangiamenti con continui cambi di tempo e di atmosfere è un labirinto in cui smarrirsi gioiosamente: è musica che appaga pancia e cervello e mantiene vigili e attenti, nonostante riempia con litri lisergici di paranoia incombente le piscine dei sensi degli ascoltatori.
Sono inafferrabili gli Stuck, e proprio per questo non banali: le loro composizioni stimolano infinitamente l’ascolto attivo e in un epoca di jingle da TikTok cose simili sono manna dal cielo. Sghembamente freak e orgogliosi di esserlo: John Zorn sarebbe fiero di loro.