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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Lady Gaga: 911
Qualcosa di sobrio, dicevano

È solo pop (e hai detto poco).

C’è solo un modo di fare pop, ed è quello che ti porta ad avere un impatto significativo sulla g(gg)ente: una canzone pop o è popolare, o è un pezzo indie che non ce l’ha fatta.

Difficile allora pensare a qualcuno che incarni più di Lady Gaga l’essenza di che cosa vuol dire essere e fare pop music qui e ora, cioè in Occidente e negli anni 2000: soprattutto se guardiamo alla cosa in prospettiva “storica” (Chromatica è il suo sesto disco), visto che di gente che scala le classifiche una volta e poi sparisce nelle nebbie come i gorilla di Sigourney Weaver ne abbiamo già vista parecchia.

Questo è il motivo per cui, anche se qualcuno storcerà il naso, non si può non mettere fuori una playlist come questa senza citare la nostra Germanotta. E d’altra parte 911 (il riferimento è al numero di emergenza negli USA, l’equivalente del 112 in Italia – chissà se funziona meglio) di pretesti ne offre diversi.

Uno, e più importante – è un gran bel pezzo, uno dei migliori dell’album, che dal canto suo non è niente male (che uno dei segreti del successo sia fare buoni dischi e non solo buoni singoli?).

Due – parla in maniera esplicita e autobiografica di salute mentale, di terapie con farmaci antipsicotici, di instabilità, autostima (problemi di). Puntare un riflettore su queste tematiche ha sempre una sua importanza intrinseca.

Tre – in parallelo alla narrazione delle liriche, c’è quella altrettanto autobiografica del video, che è bellissimo, coloratissimo, costosissimo, e zeppo di citazioni e rimandi. D’altra parte la pop culture, da Warhol in avanti, è un po’ anche questo: cibarsi di tutto, digerire e riproporlo con ancora visibili le tracce degli alimenti di origine (questo potrebbe suggerire un tratto comune ulteriore tra Madonna e Lady Gaga: pare siano entrambe di stomaco forte) – nonostante questo episodio).

Nato da un’idea del regista Tarsem Singh (quello del video di Losing My Religion dei R.E.M., per dire), riprende l’episodio di un incidente d’auto veramente accaduto alla Lady e degli stati allucinatori immediatamente successivi di cui è stata vittima. Le allucinazioni sullo schermo hanno l’estetica del film del 1969 del regista armeno Sergej Paradžanov Il colore del melograno (disponibile su Youtube da due anni, ma i commenti in calce al video sono tutti del tipo «anche voi qui a causa di Lady Gaga?»), ma c’è anche una citazione di Fellini (trovatela!). Alla fine dei 4 minuti circa, si svela che i soggetti dei tableaux vivants allucinati altri non sono che i paramedici e i poliziotti arrivati sul luogo dell’incidente. Sullo sfondo delle lamiere contorte si intravede un cinema che espone la locandina del film di Paradžanov, e il cerchio si chiude.

Sono solo canzonette – beh, sì, però c’è modo e modo di farle.

Lady Gaga Germanotta 

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