Dormire con un occhio aperto. Anzi, meglio due.
Di quanti dischi l’abbiamo detto, quest’anno? Troppi. E adesso possiamo concludere che lo abbiamo fatto sempre, clamorosamente, sbagliando. Questa è la colonna sonora definitiva di qualunque quarantena.
Non che sia stata pianificata per diventarlo, ci mancherebbe. «Una fotografia distopica del disagio universale e dell’inquietudine che ci attanaglia all’ingresso di questo nuovo decennio» – così Obaro Ejimiwe descriveva quello che aveva appena composto. Peccato fosse l’autunno del 2019 e una pandemia globale giusto il sogno erotico ricorrente di qualche negazionista. Ma Ghostpoet ha sempre avuto un certo talento per dissezionare il malessere moderno e in tasca i ferri del mestiere giusti per anticiparlo. Qualcuno dice che ha l’occhio lungo, qualcun altro che porta sfiga.
Il fatto è che non era poi così difficile prevedere il disastro: il mondo stava comunque barcollando, ubriaco fradicio di un cocktail fatto di Brexit, Trump e meme alt-right. Già passavamo troppo tempo chiusi in casa, ammanettati a uno schermo, ogni giorno confinati spettatori di una nuova apocalisse. I Grow Tired but Dare not Fall Asleep ha semplicemente messo a fuoco questa sorta di estetica della tartaruga e grattato via la crosta da una ferita ora irrimediabilmente aperta.
Così, i freddi automatismi post-punk della title track altro non si rivelano che i naturali compagni di un messaggio – per metà cantato, per metà raccontato, con una disillusione quasi trip hop – di inarrestabile pessimismo, fino a ora inesplorato. Nel contesto attuale suonano come la profezia di un Nostradamus tardocapitalista. Brillantemente prodotta, tematicamente solida, visionaria e preveggente, acuta e quasi sarcastica a tratti, affronta – con aplomb inconsueto anche per un londinese – temi scottanti come isolamento iperconnesso e apprensione senza futuro.
A modo suo, riesce a rendere il tutto quasi affascinante. Ma se state cercando roba buona per darvi sollievo e tenervi al sicuro dall’ansia diffusa di questi giorni, scappate a gambe levate.