Lo sappiamo. Ci sono stati dei momenti in cui il 2020 sembrava non dovesse finire mai. È stato un anno lungo e terribilmente complicato, ognuno ne è uscito con qualcosa in meno rispetto a quando c’è entrato ed è difficile trovare un motivo per celebrare. Il problema è che – ora che tocca guardarsi indietro – è quasi peggio. Nel senso, può forse una qualche retrospettiva musicale dare forma allo sciame di sensazioni frammentate che ci ha attraversato? La domanda è volutamente retorica e la risposta è – ovviamente – no.
Musicalmente parlando, tutto è stato diverso e, alla fine, niente è stato diverso. Così, eccoci comunque qua, a contare i danni di una diluvio di tour cancellati oppure ottimisticamente rimandati, esperimenti di drive-in sotto i palchi, generosi venerdì su Bandcamp e una marea indistinta di grandi e piccini, indie e mainstream, laureati in conservatorio e flautisti da quinta elementare, costretti in casa o al massimo a suonare sul terrazzo, universalmente livellati allo status generico di bedroom artist. Eppure alla fine, in un modo o in un altro, le canzoni sono arrivate lo stesso a destinazione, in quantità e qualità non poi così dissimile dagli altri anni, quelli che ora consideriamo normali, ma di cui a loro tempo ci lamentavamo comunque.
Al punto che solo 365 pezzi sono stati ben lontani dal coprire la splendida cacofonia di accenti distinti che è il vero, unico modo possibile per descrivere il suono di oggi: lasciare perdere l’idea di un coro uniforme, selezionare accuratamente le voci da isolare e ascoltare le storie che hanno da raccontare. Questo è quello che facciamo su Humans vs Robots giorno per giorno – anche per Natale, anche nei weekend. Questo è quello che abbiamo fatto, con costanza quasi ossessiva, anche quest’anno. E allora no, come al solito, quella che avete di fronte non è la solita classifica dicembrina. Innanzitutto perché, tecnicamente, proprio non è una classifica. Sono “solo” (si fa per dire) altre 30 belle canzoni che il 2020 ci ha comunque regalato, di cui non avevamo avuto modo di parlare, ma che ritenevamo meritassero almeno due parole.
Rimediamo qui.
Chiamatele – per usare un termine arcaico – bonus tracks.
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