Riprendere impagabilmente discorsi interrotti in modo (forse) prematuro.
Dovunque e comunque lo giri, How Did I Find Myself Here? dei Dream Syndicate non fa una grinza. Dopo svariati ascolti, vien quasi voglia di cercare a tutti i costi dei difetti (così, anche solo per perpetrare il cliché cinico secondo cui non escono più grandi dischi rock). Niente da fare: siamo seriamente vicini alla perfezione – quella “permessa” al giorno d’oggi, s’intende (cinismo residuo).
Il consenso critico attorno alla band californiana è amplificato dal fatto che lo studio-album precedente, Ghost Stories, uscì nel 1988, “preludio” allo scioglimento dell’anno seguente. Il tempo trascorso dalla reunion del 2012 ha permesso a Steve Wynn e soci di ritrovare una sorprendente ispirazione, rispolverando così quella superba classe stilistica e compositiva già evidenziata nel passato. Un passato che, però, era talmente remoto da rischiare di essere ricordato soltanto dai vecchi fan e da sporadici “archeologi”.
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Le calde chitarre e le sinuose melodie di questa canzone sono forse la scelta più ovvia, ma il consiglio è quello di proseguire nell’ascolto dell’intero lavoro: all’orizonte, al netto della nostalgia, si stagliano i giorni del vino e delle rose.