È una sere di quelle, metti d’estate, in un bar del Lower East Side. L’aria è densa e pesante, la gente sudata, girano scarafaggi, qualcuno giura d’aver visto un topo. Stanno tutti ammassati dentro a una pentola a pressione, in un qualche scantinato. È una di quelle sere in cui la tensione può esplodere da un momento all’altro. E difatti finisce che le persone si prendono a bottigliate in testa e qualcuno chiama l’ambulanza e la polizia e i pompieri. Finisce insomma in un gran macello.
La storia la racconta la ragazza che lavora alla porta e che tutto osserva. Si chiama Shilpa Ray, ogni tanto la si vede sul palco in giro per il mondo che suona un harmonium indiano. Qui no. Qui urla come un’ossessa e racconta cose che voi umani eccetera: yuppie che si trasformano in punk ubriachi, gente che ti vomita addosso mentre ti consiglia di trovarti un avvocato per non so quale sgarbo, Barbie razziste che succhiano drink dalle cannucce, zombie che nessuno vuole e che finiscono per scoparsi il pavimento, in quel senso lì.
Se il rock’n’roll è anche caos, EMT Police and the Fire Department è un grande pezzo rock’n’roll. Ma per Shilpa Ray è solo un’altra sera di lavoro in mezzo a un’umanità scervellata. Come dice lei sul finale parafrasando Allen Ginsberg, «Queste non sono le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, nude isteriche, queste non sono le menti migliori». Eh no.