«Be something!». Sii qualcosa. Vivi conoscendo la tua storia. Rivendica la tua natura. In un’epoca di canzoni che dicono tante cose vaghe, questa ne dice una sola e precisa. La cantante è Alynda Segarra, americana, il suo progetto si chiama Hurray for the Riff Raff. Cresce nel Bronx, s’innamora di Woody Guthrie, scappa di casa a 17 anni, finisce per fare la folksinger amata (tanto) dagli appassionati (pochi).
E poi scopre le sue radici portoricane. Si mette in testa un basco come gli attivisti anni ’70 e intona questa canzone bella e fiera che s’intitola come il giornale degli Young Lords, Pa’lante, che in italiano è «Avanti!». C’è un pianoforte, c’è Alynda che canta della necessità di scoprire la propria identità, c’è un’aria da inno da intonare col pugno alzato. E poi succede qualcosa, la canzone sembra svoltare verso i Beatles e poi si sente la voce del poeta Pedro Pietri. Fatto sta che a uno viene voglia di scendere per le strade del Bronx a protestare anche se vive a Cassano d’Adda.
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Pa’lante è una canzone contro l’assimilazione culturale e la necessità di costruire comunità locali forti e orgogliose. Sta dentro un album titolato The Navigator che è una sorta di viaggio nell’identità portoricana, un percorso verso la consapevolezza. La protagonista, alter ego di Alynda, è una ragazza di strada cresciuta a New York che dopo un lungo incantesimo trova la sua gente colonizzata oppure esiliata. Pare che l’idea per il concept le sia venuta ascoltando Ziggy Stardust, ma te ci credi?