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Fufanu: Liability
Tutto il senso di appartenenza alla terra d’origine in un’abbronzatura perfetta

Se Reykjavík deciderà di ospitare le prossime Olimpiadi, lo spot per promuovere la sua candidatura è già pronto.

Che l’Islanda non fosse solo geyser, Björk e Sigur Rós lo sapevamo, ma scoprire che avesse anche qualcosa da insegnare al continente in materia di indie-rock, post-punk elettronico e capacità di scopiazzare i grandi del passato con piglio personale e gusto non indifferente, è stata una delle più belle sorprese di questo 2017.

I meriti di averci aperto gli occhi vanno senza ombra di dubbio a una band il cui nome ricorda più uno strumento a fiato sardo che le bianche distese di neve del Nord Europa. I Fufanu hanno iniziato, non molto tempo fa, con le pretese di uno snack da apericena nelle vesti di un duo techno per poi, a forza di aggiungere gradualmente elementi e pezzi di strumentazione live alla ricetta, finire a presentare in sala un pasto completo che va dall’antipasto al dolce, più caffè e ammazzacaffè. Si chiama Sports e probabilmente è una delle migliori uscite dell’anno.

Come portavoce avremmo potuto prendere — anche a caso — uno qualunque dei dieci pezzi che compongono l’album, visto che il livello medio è altissimo e nel corso della tracklist non c’è traccia di passaggi a vuoto che possano giustificare cali di ritmo o di attenzione. La scelta è caduta su Liability perchè riassume bene il mood del tutto e per il suo video divertente che condensa in quattro minuti tutte le possibili declinazioni del titolo del disco e sarebbe uno spot perfetto nel caso in cui Reykjavík decidesse di candidarsi come sede delle prossime Olimpiadi.

Guardate che carini: in pratica sono i Joy Division biondi e sì, son pure a colori e leggermente più sorridenti e autoironici. Per fortuna, verrebbe da aggiungere, visto che la loro terra d’origine non è che sia messa poi così meglio del Regno Unito nella classifica ufficiale degli stati per tasso di suicidio.

Fufanu 

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