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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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U-Men: la band infuocata che metteva d’accordo tutti.

A detta di molti testimoni del tempo, tra il 1983 e il 1987 a Seattle c’era solo una band a dominare le conversazioni e i locali underground: gli U-Men.

Ipnotici, frenetici, devastanti; era impossibile non essere risucchiati nel loro assurdo mondo dark.

“Punk che pisciavano nelle vasche da bagno ai party; vigilantes che importunavano i senzatetto brandendo armi finte; studenti del college, businessmen in cerca di aria nuova: tutti loro gravitavano intorno agli U-men. In tutto, forse, duecento persone”. Questo ricorda di loro Mark Arm dei Mudhoney, degno testimone dell’epoca.

Dopo aver affidato i loro esordi alla Homestead Records, che a quel tempo aveva anche Nick Cave, Sonic Youth e i Big Black, gli U-Men avevano tentato di andare in tour. Un tentativo che avrebbe, complice la fame e gli stenti, corroso i rapporti interni, portando al loro scioglimento.

Con i Malfunkshun di Andy Wood, gli U-Men avevano in comune un posto di riguardo in Deep Six, la compilation ritenuta a tutt’oggi un’incisione essenziale per della storia del grunge.

Si pensava che mai più nulla, del loro ristretto repertorio, sarebbe venuto alla luce. E invece, trent’anni dopo, la Sub Pop fa il miracolo: pubblica un’antologia (dal titolo U-Men) con doppio cd / triplo vinilem cinque inediti e un booklet con interviste e foto. Una perla imperdibile per quei pochi che hanno colto l’essenza degli U-Men.

Fatevi inglobare dal loro mondo assurdo. Non è mai troppo tardi.

The U-Men 

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