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Green River: Unwind
Sul look ci lavoriamo domani

Green River: la band che si chiamava come un serial killer.

Prima che il suono del Nord Ovest Pacifico fosse sintetizzato in un termine di sei lettere, a Seattle esisteva una sola band destinata – o almeno così si pensava – a varcare i confini regionali: i Green River.

Era la band di Mark Arm, istituzione punk della città, Steve Turner (poi sostituito da Bruce Fairweather), Stone Gossard, Jeff Ament (futuri Pearl Jam), e Alex “Vincent” Shumway .

Unwind, un blues punk corposo e ruvido, è una delle cinque tracce di Dry As A Bone, loro secondo Ep. Seguirà un album, l’ultimo, e poi i Green River si dissolveranno. Insanabili, le fratture interne: una metà della band desidera il successo planetario e il contratto con una “major”; l’altra metà intende restare fedele ai dettami del punk.

Chi vince, in questa annosa diatriba? Tutti: perché la compagine del mainstream confluirà nei Mother Love Bone di Andy Wood; la compagine pura e punk formerà i Mudhoney (che comunque firmeranno con una major).

Dry As a Bone sdogana a tutti gli effetti il sopracitato e discusso termine a sei lettere: il comunicato stampa, a opera della Sub Pop, descriveva l’Ep come “un “grunge” ultra-scazzato che ha distrutto la morale di un’intera generazione”.

Se la parola “grunge” esiste, dunque, è colpa dei Green River.

Prendetevela con Mark Arm.

Green River 

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