Altro giro, altro massacro.
Probabilmente il vero grande inganno del death metal, guardando ai padri di questo genere, è che sembrava davvero la fine di tutto. Artisti come i Cannibal Corpse, i Deicide, i Morbid Angel e i Suffocation, hanno portato – con i loro primi e ormai grandi classici del metallo – i confini tecnico-fisici e morali a dei livelli talmente esasperati, da far credere che, oltre quelle barriere, non ci sarebbe stato probabilmente altro. Il torto di queste band – e a maggior ragione di chi ancora oggi copia in modo certosino le formule che hanno creato e messo a punto – è quello di non spingere il pubblico oltre quel dirupo su cui ci hanno trascinato nel 1988-91.
I Suffocation sono ancora tra noi, non hanno mai smesso di tenere alta quella tensione oppressiva e sfiancante di Effigy of the Forgotten e – nonostante gli anni che aumentano, così come i chili, la noia, la bulimia dello streaming gratuito – restano sempre lì, non recedono e non avanzano. Sono bloccati. La voce di un loro altro passo discografico, al tempo in cui la musica metal estrema era presa dannatamente sul serio, avrebbe impensierito le mamme, i preti e i metallari benpensanti, perché sembrava non esserci altro che il vuoto dell’assoluta disperazione oltre quelle ritmiche, quei gutturalia e quei riff iperionici. Oggi invece sappiamo che sarà solo un altro passo sul posto, sempre calpestando l’ultima zolla prima dell’oblio nero e famelico, che nel silenzio attende pazientemente il suo boccone, come un gatto lovecraftiano.
Delusions of Mortality è l’ennesimo esempio ormai brevettato di apocalisse in musica, è un’invocazione psicodrammatica della morte e sornionamente ne declama la deludente mancanza di risposte. Diciamo che rispetto ad altre band del genere, questo brano – e c’è da scommettere anche il resto del disco – è un ennesimo disperato colpo sulla solita mattonella, ma dato con la rabbia e il peso di chi vorrebbe la fine per davvero e spera solo di sprofondar giù perché ha paura di saltarci dentro.