Australia d’Italia.
Una delle definizioni del vocabolario della Treccani della parola “personalità” è quella di un insieme di disposizioni che costituiscono «una struttura relativamente stabile e integrata riconosciuta dall’individuo come propria, ed espressa di volta in volta nel proprio particolare modo di interagire con l’ambiente, di determinare i propri scopi, di regolare il proprio comportamento».
“Personalità” è uno dei termini che trovo più appropriato per definire i Mildlife e il loro modo di esprimersi attraverso la musica: seppure pieni di influenze e di riferimenti musicali, sono riusciti nel corso del tempo a mantenere un suono peculiare che li rende unici, facendo sembrare una galassia complessa estremamente lineare, logica, coerente: una struttura stabile e integrata con il contesto, per l’appunto.
Un album come Automatic, nel 2020, aveva reso il fusion jazz psichedelico della band australiana un viaggio entusiasmante e facilmente accessibile: oggi con Musica, lo fondono con sonorità mediterranee che guardano agli anni Ottanta e alla disco, in una ricerca che scava tra le radici linguistiche, muovendo dalle origini italiane del chitarrista Adam Halliwell.
Viene voglia di farsi coinvolgere e analizzarne i singoli elementi, ma senza smettere mai di ballare.