In tutto c’è un vuoto da colmare.
«Some say the whole point is living / Some count the days til they’re dead / But it never stops coming / That’s the way that it’s set».
In mezzo ad Aungier Street c’è una buca in cui si rischia di inciampare, ce lo accenna James McGovern mentre cammina immerso nella frescura dublinese, mani in tasca, sigaretta fumante in bocca e pensieri in volo. Piedi che si muovono veloci, calcando l’asfalto della madrepatria dei Murder Capital, e occhi che osservano i vuoti circolari in cielo, sui volti dei passanti, nell’anima di tutto il formicaio irlandese, in una riflessione intima, vibrante, a tratti sconnessa sull’umanità e su tutto ciò che la contiene, su come questi due elementi possano essere complementari come una matrioska o cozzare malamente come in una mossa sbagliata all’Allegro chirurgo.
Heart in the Hole indaga l’uomo, scruta il limite fino al quale può arrivare a spingersi, lo fa truccandosi di morbido folk rock, facendo scivolare a terra il sinuoso e ruvido vestito post-punk – già ampiamente accantonato dall’emotività ad ampio spettro dell’ottimo Gigi’s Recovery – e appellandosi al cantautorato, al pizzicare acustico, con un testo che pare un lungo racconto di storie vorticose ad abbozzare un fermo immagine di tutto quello che gli gira attorno, un’istantanea che è tutto tranne che perfetta: sfocata in alcuni punti, nitida in altri, meravigliosa nel suo presentarsi estremamente vera e sconclusionata.
Esattamente come la canzone, che brilla, nella corporatura centrale, di una dolcezza ripescata da Only Good Things per poi via via lasciarsi trascinare dal colpo di coda di puro rock made in UK, mai corrosivo come nelle sferragliate di When I Have Fears e perfettamente calzante, invece, con il Leitmotiv – emotivo e strumentale – del succitato sophomore.
I Murder Capital diventano grandi, sempre di più, e ce lo fanno capire con un pezzo che suggella con gran classe il loro (meritatissimo) successo e quello di tutta la Dublino musicale, che rimane, attualmente, una spanna sopra a tutti gli altri.
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The Murder Capital: More Is Less
Enola Gay: Scrappers
The Murder Capital: Only Good Things