(Non) son solo canzoncine.
Riecco Margherita Vicario, artista che – singolo dopo singolo – ha costruito una carriera fatta di sonori schiaffoni travestiti da amabili canzonette pop.
Anche qui la produzione è luminosa e perfetta, i balletti sono fenomenali e la fine è vicina. L’umanità sarà costretta al peggio, ma lo faremo con il nostro miglior sorriso ebete stampato sulla faccia. Dare alla produzione riesce (appunto) a dare la giusta carica, fra trombette e timpani, mentre Margherita lancia messaggi che è sempre bello ritrovare nelle canzoni, tipo l’abolizione del matrimonio e delle sberle. In ogni caso, l’importante è cantare, divertirsi e seguire il coro, che a questo giro fa «Uuh La La La La».
In meno di tre minuti ecco confezionato un altro pezzo che ci farà ballare e che, una volta terminato, ci lascerà un piccolissimo tarlo in testa. Noi aspettiamo il postino con le foto delle vacanze, i massaggi in spiaggia e i messaggi nei biscotti poi – forse, un giorno, nel 2100, o nel 3100 – ci accorgeremo di tutto, salteremo in piedi e urleremo «Uuh La La La La», mentre le cose magicamente cambieranno.
Non lo so, non sono particolarmente positivo riguardo a questo, ma mai dire mai, intanto ascoltiamo con attenzione Margherita, e tutte le sue canzoncine che – dalla svolta di Bingo nel 2021 – sembrano stranamente puntuali e precise quando si tratta di centrare i bersagli ai quali mirano.
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